Armando Cordero, la saggezza di un vero signore del vino

Addio ad Armando Cordero, il cantore delle annate del  Barolo

RITRATTO Era l’inizio del 1978 ed ero arrivato da poco al consorzio Barolo e Barbaresco. Un giorno, Renato Ratti, il mio direttore di allora, mi dice che vuole farmi conoscere una persona a lui cara, un tecnico del vino di esperienza e professionalità. È così che negli uffici di piazza Savona ho incontrato per la prima volta Armando Cordero, morto la scorsa settimana a 87 anni. La sua figura mi parve subito familiare, una di quelle persone con le quali fai in fretta a familiarizzare, perché non frappongono barriere alla conoscenza.

Ripercorrendo la sua storia, non si può immaginare per Cordero una professione diversa da quella di enologo. Stava scritto nel suo destino che sarebbe diventato un uomo del vino. La sua famiglia era legata a filo doppio a questo prodotto: già il nonno e il papà avevano lavorato in quelle cantine Calissano che per tanti anni sono state un vanto per l’Albese. Nato nel 1929, aveva scelto la scuola enologica di Alba e, nel 1949, si è diplomato enotecnico, iniziando una carriera che lo ha portato in giro per il mondo. Grazie alla Calissano ha lavorato in Puglia e, dopo il militare, per la Winefood (che nel frattempo aveva assorbito la cantina albese) ha fatto l’enologo in Brasile (Rio Grande del Sud), e in Belgio, ad Anversa.

Il ritorno in Italia, nel 1969, è coinciso con l’impiego nelle cantine Negri, di Chiuro, in Valtellina. Poi, è venuta la scommessa più importante, quella che gli ha permesso di tornare nelle sue amate Langhe, ovvero la Franco Fiorina di Alba, dove dal 1976 è rimasto per una dozzina di anni, fino a quando non ha deciso di completare il suo percorso professionale con l’attività di enologo consulente per tante cantine del territorio.

Ciò che mi ha sempre colpito di Armando Cordero è stato il suo modo affabile e caloroso di incontrare per la prima volta o di ritrovare un amico o un conoscente. È stato un vero gentiluomo del vino, sempre disponibile al dialogo e pronto a trovare le parole giuste per affrontare un problema.

Con la sua professionalità unita alla pacatezza e alla bontà d’animo, Armando è stato un grande presidente di quella Commissione di assaggio che ha guidato il Barolo e il Barbaresco alla piena affermazione dopo l’assegnazione della Docg. Il suo modo di condurre le sedute della Commissione è stato esemplare: mai una decisione avventata, mai un giudizio ardito, sempre molto equilibrio e la consapevolezza che dietro una bottiglia di vino ci sono persone che meritano attenzione e rispetto.

Anche nella sua attività di consulente è stato impeccabile. Non ha cercato (come avrebbe potuto) solo le grandi firme. È stato sempre disponibile ad aiutare tutti, privilegiando chi voleva crescere nella qualità e nel rispetto dell’origine. In Langa e Roero sono tante le aziende che hanno raccolto da Armando insegnamenti fondamentali, ancora oggi decisivi per continuare a fare le cose giuste.

Per tutti noi che amiamo il vino di queste terre è stata una fortuna averlo incontrato e frequentato. Ne porteremo nel cuore il ricordo insieme al suo insegnamento e alla sua infinita saggezza.

Giancarlo Montaldo

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