Con la rubrica Abitare il piemontese scopriamo il significato del termine “Rabèl”

Paolo Tibaldi ci racconta aneddoti le

ABITARE IL PIEMONTESE

Rabèl: Spianatoio, carretto rustico trainato senza ruote. Strascico, processione, corteo. Rovina, disordine, baccano, chiasso

Tanto per agganciarci con l’approfondimento della settimana scorsa, nella fattispecie sulla citazione delle “Madòne a rabel” di Vezza d’Alba, ecco che la parola di questa settimana non poteva che essere: “rabèl”! La bellezza di questa parola piemontese, sta anche nella sua trasversalità di accezioni, tant’è che porta con sé almeno tre significati, probabilmente tutti originati dal primo:

– Prevalentemente legato al contesto primaverile e alle nostre campagne, il “rabèl” è uno slittone, una specie di erpice… insomma un carretto di forma spianata, senza ruote ma munito inferiormente di corte lame, dedicato al traino animale persino sui terreni più angusti, per trasporti vari in circostanze di lavoro agricolo – “taché ëȓ rabèl”. I sinonimi di “rabèl” sono: “leson”, “lesa”, “lëzzon”.

– La seconda accezione, riguarda un gruppo di persone radunate, questa volta in modo abbastanza ordinato, per un corteo, una processione (indifferentemente se religiosa o meno), trascinarsi lentamente verso una direzione, simulando appunto il carretto agricolo citato poco fa.

– Il terzo significato riguarda un modo di dire: quando si intende “andare in rovina”, “fare fallimento”, “andare in malora”, quando si trova una situazione caotica, di completo disordine, oppure quando dobbiamo indicare che qualcuno è andato in giro, senza sapere bene dove e perché, ecco che utilizziamo nuovamente la parola di oggi; per esempio “andè a rabèl”. Impossibile non citare la canzone “Montagne dël mè Piemont” di Gipo Farassino, che ad un certo punto invoca le montagne, scrivendo non a caso:

Desejlo che a sta sità

a-j manca ‘l fià për protesté,

(…)

crijé, fé ‘n po’ ‘d rabel

lassù, lassù ‘nt cel.

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