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Collisioni si prepara al gran finale, il nostro racconto da Barolo

Il racconto del vortice di emozioni vissute nel sabato di Collisioni 3
Collisioni piazza verde

COLLISIONI Collisioni è un titolo che ricorda il conflitto, che come ogni conflitto può generare elementi creativi oppure regressivi. Era nato a Novello, quando potevi camminare per le vie e incontrare artisti conosciuti nel mondo. Oggi è uno dei festival più importanti d’Italia, con palchi maestosi e perfezione logistica, concerti da 50 euro e turisti svizzeri e tedeschi che lo scelgono come vacanza. Camminando per le vie durante le giornate di venerdì 14 e sabato 15 luglio sono tre le scene descrittive dell’evoluzione di un festival che sembra esprimere diverse anime delle colline, in un momento storico senza precedenti per intensità di emozioni coinvolte. La prima è quella di un residente di Barolo che entra in casa, mentre sul palco principale Gazzè, Consoli e Silvestri provano i suoni. Accende una sigaretta e confida: “Collisioni è un momento in cui ci prepariamo tutto l’anno. Siamo orgogliosi di esserne in qualche modo parte integrante. E’ la prova che qualsiasi sogno può trasformarsi in realtà se lavori duramente. Peccato Barolo sia diventato un paese fantasma il resto dell’anno. Le strutture ricettive e alberghiere proliferano, ma gli abitanti sono sempre meno. Questa perlomeno è l’impressione”.

La seconda scena è il rumore di una pentola che cade per terra durante un pranzo offerto ai giornalisti internazionali del Progetto Vino, diretto dal celebre Ian D’Agata. Il rumore dell’acciaio è sordo sul pavimento. Due persone si girano di scatto. Una esclama: “Certo che di questi tempi è facile avere paura”. C’è una sottile tensione nelle persone che percorrono le viuzze di Barolo, la remota supposizione di poter diventare vittima di tragedie che ricorrono nei telegiornali. All’improvviso essere parte di una folla rende vulnerabili, resuscita paure primitive. “Ho fiducia nello staff di Collisioni, hanno fatto le cose per bene: in fondo i piemontesi non si fanno scoraggiare dal pericolo”.

L’ultima scena è quella di una ragazza di Torino, che aveva radici famigliari ad Alba ma ha scelto la grande città come luogo di vita. “Quando torno tra le mie colline ho l’impressione di ritrovare un baricentro. Oggi a Collisioni ho visto un artista famoso passeggiare per strada. L’ho salutato, lui mi ha detto: “Non ero mai stato a Barolo. Qua l’atmosfera è come di chi si sveglia da un lungo sogno, che è la propria vita quotidiana, e finalmente ritorna nel luogo in cui le cose sono come dovrebbero essere”.

Matteo Viberti

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