Ultime notizie

Gao Xingjian, il Nobel che pensa al nuovo Rinascimento

Gao Xingjian, il Nobel che pensa al nuovo Rinascimento

L’INTERVISTA Persona non grata in Cina è stato tra gli ospiti del festival
Cappello di paglia sulla testa, occhi a cui non sfuggono dettagli e un sorriso sincero sulle labbra, Gao Xingjian cammina per le vie di Barolo mischiandosi con la folla. È così che lo abbiamo incontrato, mentre era fermo a osservare il via vai di persone ai piedi del castello, sabato scorso. Di lì a poco sarebbe salito sul palco Blu, per raccontare al pubblico di Collisioni la sua lunga esperienza di artista. Vive a Parigi da più di trent’anni, perché il suo Paese – la Cina, in cui è nato nel 1940 – ha censurato tutte le sue opere, vietandone la pubblicazione e ogni sorta di rappresentazione, e lo ha costretto a un esilio perpetuo. In Francia ha trovato la sua dimensione, che gli ha permesso di dedicarsi a tutte le forme di espressione: la scrittura di romanzi e di testi teatrali, la poesia e la sceneggiatura, ma anche la pittura. «Per la portata universale delle sue opere e per la sua originalità linguistica», nel 2000 Xingjian è stato insignito del Nobel per la letteratura. Nonostante la notizia non sia stata diffusa nel suo Paese, dove tuttora è considerato persona non grata, è stato il primo autore cinese a riceverlo.

Xingjian, nel 1979 ha avuto il permesso di lasciare la Cina per la prima volta e ha scelto di viaggiare in Francia e in Italia. Qual è il suo rapporto con il nostro Paese?

«Per me l’Italia è molto importante. È qui che mi sono trovato per la prima volta di fronte alle opere dei maestri del Rinascimento ed è qui che ho scoperto il mio cammino artistico. Ho iniziato a dipingere da giovanissimo, ancora liceale, con la pittura a olio. Ma di fronte a quei capolavori, mi resi conto che dovevo fermarmi e cambiare direzione. Così sono passato all’inchiostro, che uso tuttora: è una scelta che devo al vostro Paese, nel quale amo fare ritorno almeno una volta all’anno».

Dalla letteratura alla pittura, secondo lei, esiste un filo conduttore che unisce queste dimensioni?
«Sono convinto che nell’arte non esistano frontiere. Se c’è il bisogno di esprimersi e le competenze necessarie per farlo, si può scrivere e dipingere. E persino scegliere di ricorrere alla musica. Con queste premesse, per un artista tutto è possibile».

Chi è l’uomo che le piace raccontare nei suoi romanzi e dipingere nei suoi quadri?
«Si commette spesso l’errore di raccontare un uomo ideale, in armonia con ogni elemento, fisicamente e moralmente perfetto. Peccato che nella vita quotidiana non esista. Io voglio rendere protagonista l’individuo dei nostri giorni, quello pieno di problemi e a volte troppo confuso, ma vero. Penso che uno dei problemi della nostra società sia proprio questo: l’incapacità di uscire da tutte le ideologie del ventesimo secolo, dalla legge del mercato e dai dettami della politica, che hanno creato immagini dell’umanità terribilmente lontane dalla realtà».

E come è possibile reagire?
«Malgrado i tanti problemi, abbiamo una ricchezza universale immensa: oggi più che mai, l’uomo è cittadino del mondo ed è da qui che dobbiamo ripartire. L’anno scorso, durante un incontro a Milano, ho lanciato l’appello per un nuovo Rinascimento. Se c’è un posto dove potrebbe realizzarsi, è proprio l’Italia. La vostra cultura è viva: non è chiusa nei musei, ma è la memoria di ognuno di voi. Basta guardare questi giorni a Barolo e l’energia che proviene da tutto il pubblico di Collisioni. È il motivo per il quale credo fortemente in questa svolta».

Francesca Pinaffo

Banner Gazzetta d'Alba