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La provincia ritorna ai livelli precrisi eppure i cuneesi sono insoddisfatti

La Granda ritorna ai livelli precrisi eppure i cuneesi sono insoddisfatti

L’INTERVISTA Maurizio Maggi è uno dei ricercatori di Ires Piemonte, curatore dell’indagine socio-economica sul Piemonte.

Considerando i dati, la nostra regione appare sul crinale di un cambiamento strutturale: è così anche per il Cuneese, Maggi?

Ritornano atteggiamenti tribali e paure del diverso
Maurizio Maggi

«Per il terzo anno consecutivo nella Granda è migliorata la produzione industriale (+1,9%). Alla fine del 2016 la provincia era l’unica tra le piemontesi ad aver recuperato i valori precrisi, con un +2% rispetto al 2007».

E sul fronte del lavoro?

«La dinamica occupazionale ha registrato un segno positivo, sebbene minuscolo. Un buon segnale, considerando come nel 2015 avessimo rilevato una lieve flessione rispetto al 2014. È cresciuta l’occupazione nei settori manifatturiero e dei servizi, mentre l’edilizia ha mostrato ancora una preoccupante stagnazione, pur tuttavia ubiquitaria e non caratterizzante il solo Cuneese».

Il lavoro non è definito soltanto dagli occupati, ma anche da chi un lavoro non ce l’ha e da chi non lo cerca.

«Certo! A Cuneo il tasso di disoccupazione risulta tra i più contenuti a livello regionale, eppure sale di un punto percentuale rispetto al 2015, raggiungendo il 6,3%».

Perché accade? 

«Sembra che nella Granda sia in incremento il tasso di attività, ovvero la quota delle persone che cercano lavoro. Questo parametro è salito nell’ultimo anno dal 71 al 72%. L’atteggiamento potrebbe sottendere una sorta di ripresa della speranza e dell’entusiasmo, ma è presto per dirlo con certezza».

Quali sono i lati negativi che intravede, i pilastri fondamentali del vivere sociale cuneese che sembrano minati dalla crisi?

«Alcuni segnali negativi si intravedono nella provincia, ma potrebbe trattarsi di mere contingenze. Ad esempio, l’export risulta in lieve contrazione, con un inatteso calo nel settore alimentare. Anche il clima d’opinione – ovvero l’indagine su come la gente percepisce la propria esistenza – racchiude elementi problematici. Cuneo è ultima in Piemonte per “soddisfazione per la propria vita”: da uno a dieci gli intervistati danno un voto medio di sei e mezzo. Sembra esista una scontentezza di fondo».

Che cos’altro emerge dalla valutazione che i cuneesi hanno fornito?

«Nel quesito relativo alla salute percepita, il 57% dichiara di ritenere la propria situazione buona, il 37% media e il 6 cattiva. Si tratta dei risultati migliori in Piemonte. Anche nella scala che indaga la condizione abitativa Cuneo e la sua provincia se la passano bene. Soltanto il 2,9% degli intervistati afferma di vivere una condizione critica, con condizioni igieniche non sufficienti o in presenza di strutture danneggiate. Di nuovo, su questo fronte la provincia di Cuneo resta una delle migliori a livello piemontese».

m.v.

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