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Nella Granda più povertà, ma meno omicidi, furti e incidenti

L’INDAGINE / 2 Prima e dopo, dopo e prima. La fotografia del Piemonte proposta da Ires è suggestiva: si incrociano i parametri del 2006 con quelli del 2016, suddivisi per categoria tematica. Alcuni risultati sono in rosso: significa peggioramento. Altri in verde: significa che dalla crisi il sistema ha ricavato elementi evolutivi.

Aumenta il rischio di povertà o esclusione sociale

Ad esempio, l’indice di persone a rischio di povertà o esclusione sociale peggiora, passando dal 17,5% al 18,1%. Così come la disoccupazione, che nel precrisi era al 4,1% e dopo al 9,3%. Stesso destino per i Neet (ovvero i giovani che non lavorano né studiano), che transitano da un 13,3% al 20,6%. Infine la popolazione, che se nel 2007 cresceva dello 0,5% nel 2016 diminuiva di 0,4 punti.

Diminuiscono gli incidenti mortali e i reati gravi

Sul versante opposto il cambiamento trova conferma in numeri confortanti: migliora il tasso di utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili, diminuisce la mortalità infantile così come gli incidenti mortali per mille abitanti (da 9,3 a 6 punti), i furti (sempre per mille abitanti (da 3,104 a 2,798), gli omicidi, calcolati sul migliaio (da 0,64 a 0,54).
Se da una parte sembra che i parametri quantitativi – ovvero economici, occupazionali e finanziari – scendano in picchiata, per contro le dinamiche sociali paiono migliorare. Nella bilancia della collettività le relazioni e il rispetto reciproco potrebbero compensare le manchevolezze strutturali, in un nuovo assetto secondo cui la crescita materiale e produttiva non equivale al concetto di felicità o non ne è unico vettore.

m.v.

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