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Alba ricorre contro lo Stato: 1 milione per il palagiustizia

Alba ricorre contro lo Stato: 1 milione per il palagiustizia

DAL COMUNE 927mila euro. Un tesoretto che ad Alba farebbe molto comodo nelle settimane in cui si cercano i fondi per realizzare il secondo lotto della scuola del quartiere Moretta o che avrebbe permesso di non rinviare al 2018 la realizzazione del collegamento tra il vecchio ponte Albertino e la zona del Mogliasso, togliendo molto traffico dal caotico snodo del Rondò. Un tesoretto che sembra sempre più lontano per Alba che, con Cuneo, Saluzzo e Mondovì ha deciso di ricorrere contro lo Stato. Una decisione clamorosa, che punta a riaccendere i riflettori sulla restituzione dei fondi per la gestione dei tribunali.

LA LEGGE DEL 1941

La legge 392 del 1941 dà in carico ai Comuni le spese per la gestione degli uffici giudiziari, disponendo da parte dello Stato un contributo annuo. Le spese, poi opportunamente rendicontate, devono essere presentate entro il 15 aprile dell’anno successivo e quindi saldate dallo Stato. Il sistema funziona fino al 2006, quando il rimborso diventa parziale. Anno dopo anni la distanza tra ciò che viene anticipato e ciò che viene rimborsato si dilata sempre più, tanto che nel 2012-2013 i Comuni si vedono rimborsare meno di un quarto. Oltre al danno per Alba arriva la beffa, perché dopo anni di sacrifici, quantificati dal 2006 al 2015 in 927mila euro di spese mai rimborsate, la città si ritrova senza tribunale, soppresso dalla riforma della giustizia che premia il meno virtuoso tribunale di Asti.

DICE IL SINDACO

«Per anni abbiamo aspettato il rimborso di quanto dovuto, fiduciosi che lo Stato prima o poi avrebbe pagato», spiega il sindaco di Alba Maurizio Marello, che aggiunge: «Arriviamo così al decreto del presidente del Consiglio dei ministri di marzo 2017 che prevede una quota di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2017 al 2046, per tutti i Comuni d’Italia. Lo Stato predispone il rimborso del 30% di quanto dovuto, in 30 anni, con l’obbligo di depositare presso il Ministero della giustizia la dichiarazione della rinuncia al ricorso nei confronti dello Stato».Il contributo residuo per Alba sarebbe di 267mila euro contro i 927mila anticipati, versati in 30 rate annuali da 8.917 euro cadauna.

IN QUEL DI SALUZZO

«Chiediamo il rispetto della dignità degli enti locali perlomeno sulle spese accertate, dopo che lo Stato ha tagliato su tutti i trasferimenti», s’infervora il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni. «Negli ultimi mesi mi sono confrontato con i sindaci di Cuneo, che avanza dallo Stato oltre 2 milioni di euro, Mondovì, cui spettano 300mila euro, Alba con i suoi 927mila euro, a cui si aggiungono i 260mila anticipati da Saluzzo. Siamo concordi nel non voler accettare la proposta che arriva da Roma, umiliante per Municipi virtuosi come i nostri che chiedono solo la restituzione di ciò che loro spetta».  Calderoni rincara: «I Governi che si sono succeduti dal 2006 in poi hanno attinto pesantemente alle casse dei Comuni, tanto da arrivare quasi all’azzeramento dei trasferimenti dello Stato. Al contempo il costo dei servizi è passato in carico ai Municipi, basti dire che a Saluzzo abbiamo appena realizzato la caserma dei Carabinieri da un milione di euro. Con queste premesse non potevamo lasciar correre ancora una volta e con i colleghi di Alba, Mondovì e Cuneo abbiamo deciso di ricorrere contro lo Stato nelle sedi competenti, come fatto da altre Amministrazioni, tra cui Torino, Bologna e Ascoli Piceno».

L’ESEMPIO DI LECCE

In tutta Italia i Comuni colpiti dal decreto dello scorso marzo si stanno organizzando per ricorrere al Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio per ottenere il dovuto. A fare scuola potrebbe essere il precedente di Lecce, che già nel 2014 –­ben prima del “contentino” del 30% in 30 anni, prospettato a marzo – aveva fatto ricorso al Tar per vedersi riconosciute le spese sostenute per la gestione del palazzo di giustizia fino al 2011 per un totale di oltre 4,5 milioni di euro. Il Tribunale amministrativo del Lazio ha riconosciuto l’ammissibilità del ricorso di Lecce, disponendo il pagamento immediato delle spese. Una sentenza che suona come un auspicio per i Comuni vittime della spending review.

Marcello Pasquero

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