Cinquanta quintali di uva eccellente nel carcere di Alba

Cinquanta quintali di uva eccellente nel carcere di Alba 1

VENDEMMIA Quella del 2017 sarà un’annata da ricordare per il Valelapena, il vino rosso da tavola prodotto dalla scuola enologica con le uve barbera e nebbiolo coltivate nella casa di reclusione Giuseppe Montalto di Alba. La vendemmia è iniziata la scorsa settimana e le prospettive sono ottime.

«La produzione del vigneto sarà di circa 50 quintali, più o meno come lo scorso anno, ma la qualità dell’uva è migliore. I grappoli sono sanissimi; in pratica non c’è traccia di marciume. Sarà una grande annata», spiega il tecnico agrario Giovanni Bertello, che da anni segue il progetto del vigneto in carcere tenendo corsi di agricoltura ai detenuti.

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Le uve coltivate nel carcere di Alba vengono vinificate dalla scuola enilogica.

«La pioggia di inizio settembre ha fatto bene alle uve e in primavera i vigneti, protetti dal muro di cinta, non hanno sofferto per le gelate», prosegue Bertello, che quest’anno, con la riapertura (sia pure parziale) della casa di reclusione, ha potuto contare sul lavoro di nove detenuti, che si sono occupati anche del noccioleto (non ancora entrato in produzione) e della manutenzione dei numerosi spazi verdi all’interno della struttura. «È doveroso ringraziare la direzione della casa di reclusione e la Polizia penitenziaria per la collaborazione e la ditta Syngenta per il supporto dato a questo progetto», conclude Bertello.

La scorsa settimana, a riprendere la vendemmia nel carcere albese c’era anche il regista Luca Marconato, il quale sta realizzando per Syngenta un documentario dedicato al progetto del Valelapena, che sarà mostrato in occasione della presentazione della nuova annata.

Corrado Olocco

 

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