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Il nome del tartufo resta bianco d’Alba

Se il tartufo non è più quello di una volta

DENOMINAZIONE I nomi possono definire il destino di una persona come di un prodotto: per il tartufo d’Alba la bufera sulla denominazione avrebbe potuto sortire effetti irreversibili. La storia: a inizio anno il Ministero delle politiche agricole aveva iniziato a lavorare a un piano di settore unico, valido sul territorio nazionale, con l’obiettivo di regolamentare ogni aspetto relativo alla cerca e alla commercializzazione del tartufo. Era stata avanzata l’ipotesi di introdurre la dicitura ufficiale tartufo bianco pregiato – eliminando dunque d’Alba. L’intenzione aveva acceso timori relativi al destino di un marchio conosciuto in tutto il mondo e sinonimo di qualità: cambiare nome avrebbe implicato uno stravolgimento della popolarità, del pregio.

«Un sospiro di sollievo»

Ha spiegato il presidente del Centro studi tartufo Antonio Degiacomi: «Nel cuore dell’estate abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Il 2 agosto la Commissione agricoltura ha approvato il nuovo testo base unificato del disegno di legge predisposto da un comitato ristretto della Commissione stessa. Il testo è notevolmente migliorato rispetto alla prima stesura, tiene conto delle osservazioni pervenute dai diversi attori della filiera del tartufo. In attesa di un esame più approfondito possiamo rilevare che in materia di denominazione del tartufo, e in particolare del tartufo bianco d’Alba, il disegno di legge prevede di lasciare la situazione immutata, accogliendo le osservazioni che erano pervenute dall’Amministrazione comunale, dal Centro studi e dall’Associazione commercianti».

Marello: «L’unione ha fatto la forza»

Il nome è dunque salvo, come sottolinea anche il sindaco di Alba Maurizio Marello: «Fondamentali per le modifiche al decreto legge sono state le indicazioni arrivate dai Consigli comunali di Alba, Langhe e Roero che compatti, senza divisioni politiche, si sono mossi per chiedere la salvaguardia del nome tartufo bianco d’Alba. L’unione ha fatto la forza e un grazie va anche al governatore piemontese Sergio Chiamparino che ha scritto al Ministero capendo l’importanza della nostra battaglia nella salvaguardia del tartufo bianco d’Alba, il migliore tartufo al mondo».

L’Iva calata al 10 per cento

Alla soddisfazione albese per lo scampato pericolo sulla denominazione si aggiunge quella del viceministro delle politiche agricole Andrea Olivero: «Molte delle indicazioni proposte dai cercatori e dal Comune di Alba sono state accolte nella modifica del disegno di legge. Rimane aperta la discussione sulla tassazione: dal primo gennaio l’Iva è calata al 10 per cento, ma puntiamo alla piena riconoscibilità del tartufo come prodotto agricolo spontaneo con una tassazione dimezzata. Non è un passaggio facile perché un prodotto agricolo dovrebbe essere coltivabile. Sono convinto che sarà possibile trovare una via praticabile anche per una soglia minima di settemila euro sotto la quale la raccolta del prodotto sia libera e senza tasse».

Marco Giuliano
Marcello Pasquero

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