Scopriamo le origini di uno dei termini piemontesi più curiosi: “Farinel”

Paolo Tibaldi ci racconta aneddoti le

ABITARE IL PIEMONTESE

Farinel: birichino, malizioso, astuto, furbetto

E se vi dicessi che Mons. Vittorio Croce, sacerdote piemontese, qualche anno fa pubblicò un libro intitolato “Dessi dij nòm” (Darsi dei nomi)? Sembra un paradosso? Invece è accaduto. Una pubblicazione che porta quel titolo e raccoglie una sfilza di nomaccioni ed epiteti in lingua piemontese, con una matrice decisamente pacifica e ludica.

Racconta l’autore che un Cardinale suo conoscente, una volta saputa della ricerca di appellativi piemontesi da parte di Mons. Croce stesso, gli telefonava di tanto in tanto e, quasi senza neppure salutarsi, cominciavano a leggersi vicendevolmente l’elenco di esclamazioni che avevano spassosamente appuntato su un foglio di carta fino a quel momento, tanto da far sembrare quella telefonata alquanto angusta.

La parola della settimana è proprio una di queste, un titolo che si dà a qualcuno che è solito combinare qualche marminella, tutto sommato in buona fede. Il tono con cui si battezza un “farinel”, solitamente è piuttosto bonario, affettuoso. Validissimo nei confronti di bambini turbolenti (al femminile: farinela) che hanno sempre un’idea da impedirgli di star fermi un solo istante, un pretesto per sfogarsi con proverbiale disinvoltura. Naturalmente è valevole anche per qualche adulto che, sapendo il fatto suo ed avendo un ottimo spirito, affronta la vita non senza arguzia e talvolta passando per vie traverse, evitando così di stare dalla parte di chi subisce. Esempi ne abbiamo, non è vero?

Si dice che il termine derivi dal soprannome di un cantante lirico, sublime voce di mezzosoprano, castrato, tale Carlo Maria Broschi, dal carattere volitivo e capriccioso, che per la sua bravura poteva permettersi qualunque atteggiamento. E bene, Vittorio Emanuele II, dopo un battibecco con Cavour, lo congedò con la frase “Chiel a l’è mach ‘n Farinel”! (Lei è soltanto un Farinelli). Abitare il Piemontese è anche questo: il privilegio di non dover scoprire nulla di nuovo.

Paolo Tibaldi

Banner Gazzetta d'Alba