Eni: terreni inquinati? Non è colpa dell’Acna

Eni è disponibile alla procedura Via sul sito Acna di Cengio

VALLE BORMIDA Ogni tanto, nell’ultrasecolare vicenda Acna, la parola passa al Tar. Questa volta è stata Eni-Syndial a rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale. La società proprietaria del sito di Cengio ha presentato ricorso contro l’ordinanza della Provincia di Savona del dicembre scorso che imponeva all’azienda di assumere misure di prevenzione e messa in sicurezza della cosiddetta area Merlo, ceduta nel 2001 dall’Eni a un privato, nella quale erano state trovate sostanze inquinanti che, secondo l’Arpa ligure, erano riconducibili alle lavorazioni dell’azienda chimica.

Eni: terreni inquinati? Non è colpa dell’Acna
La cosiddetta area Merlo è di proprietà privata ma fino al 2001 era dell’Acna.

In una nota diffusa nei giorni scorsi, Syndial ricorda di non essere proprietaria dell’area (ma lo è stata fino a due anni dopo la chiusura dell’azienda, nda) e dichiara di aver impugnato l’ordinanza poiché «la Provincia trae conclusioni non scientificamente dimostrate di responsabilità di Syndial relativamente alla contaminazione».

L’azienda del gruppo Eni aggiunge di aver «ampiamente adempiuto all’ordinanza con le misure di prevenzione avviate nel febbraio scorso» e conclude: «Le indagini di suolo e falda sono state effettuate sotto la supervisione di Arpa Liguria, con costante e completa informazione agli enti pubblici liguri e piemontesi».

L’area Merlo è un terreno di circa tre ettari tra la provinciale e la ferrovia. Sulla vendita sta indagando la Procura di Savona per capire come sia stato possibile cedere un terreno di proprietà di un’azienda sottoposta a gestione commissariale. Ad aprile, interpellato da Gazzetta, l’attuale proprietario Gian Mauro Merlo precisò di aver comprato anche altri terreni attorno al sito e aggiunse: «A Cengio, dove scavi trovi prodotti dell’Acna».

Corrado Olocco

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