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I lavoratori della Came di Roddi domani in sciopero

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La sede della Came a Roddi

SINDACATO In merito alla vicenda della Came di Roddi, i Cgil e Cisl hanno indetto uno sciopero. Di seguito il comunicato dei segretari Filcams, Edmondo Arcuri, e Fisascat, Antonino Aloisio: «I 14 lavoratori e lavoratrici di Came Italia oggetto di licenziamento collettivo, a seguito dell’incontro tra la direzione aziendale e le organizzazioni sindacali di Filcams Cgil e Fisascat Cisl svoltosi il 17 ottobre, hanno deciso unitamente alle organizzazioni sindacali, di indire una giornata di sciopero con relativo presidio presso la loro sede di Roddi per il 25 ottobre».

Situazione drammatica

«Tale scelta è maturata nell’assemblea tenutasi in data 23 Ottobre a fronte delle insufficienti risposte fornite, a oggi, dalla Direzione di Came Italia. Con questa iniziativa le organizzazioni sindacali e i lavoratori e lavoratrici Came vogliono richiamare la direzione della  Came Italia ad un maggiore sforzo e senso di responsabilità in questa drammatica situazione in vista del prossimo incontro, fissato per il 30 ottobre e si riservano ulteriori iniziative nei prossimi giorni».

«Un’azienda in attivo»

Prima dell’ultima riunione a Gazzetta i rappresentanti sindacali Aloisio  e Arcuri avevano dichiarano: «Le nostre organizzazioni, impegnate nella discussione con la Came Italia sulla procedura di licenziamento di 14 dipendenti (su 21 addetti totali) esprimono marcate preoccupazioni sulla decisione aziendale. La filiale roddese della Came Italia, è diventata indipendente dalla Simacame a dicembre 2016, quando, dopo
svariati passaggi societari, l’azienda di Treviso ha rilevato l’attività di Roddi, personale compreso, un’azienda in attivo, con un fatturato di qualche milione di euro, riconducibili per il 30-35 per cento al gruppo Came».

Tre aspetti che non convincono i sindacati

Continuano i sindacalisti: «Tutto è stato fatto in modo legittimo, ma ci sono tre aspetti poco chiari: la vecchia proprietà, nonostante la cessione, continua l’attività concorrenziale (con altri marchi già proposti prima) nel medesimo capannone e ha riacquisito parte del personale già presente, altamente qualificato. Came Italia decide di gestire direttamente dalla sede centrale vendite e ricavi superiori ai quattromila euro, con conseguente  abbassamento del fatturato della filiale. Di qui la decisione di chiudere il deposito vendite e licenziare il rimanente personale. Terzo aspetto: il precedente titolare, proprietario del capannone, ha dichiarato la disponibilità di riassumere parte dei 14 licenziati, alle sue condizioni e in base alle nuove regole dettate dal jobs act. Infine
non ci convince la proposta della Came Italia di dare seimila euro lordi a lavoratore».

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