Il musicista don Vincenzo Molino ora canta con gli angeli

Il musicista don Vincenzo Molino ora canta con gli angeli 3

SANTO STEFANO ROERO Una folta partecipazione di fedeli e sacerdoti, missionari diocesani ed ex allievi ha reso omaggio alla salma di don Vincenzo Molino mercoledì 11 0ttobre, proprio nell’anniversario della sua ordinazione, avvenuta l’11 ottobre del ’53.

Il sacerdote ottanttottenne (era nato il 3 febbraio del ’29) è deceduto improvvisamente nella sera di lunedì 9 ottobre. È stato trovato privo di vita – stroncato da un infarto – sul balcone della casa canonica dove viveva dal ’94, quando era stato nominato parroco del paese, dopo una vita spesa nelle missioni. «Gli anni ’60 del secolo scorso furono contrassegnati, per la diocesi di Alba, da una grande apertura missionaria. Don Vincenzo Molino ne è stato uno dei protagonisti, contribuendo in veste di missionario Fidei donum, all’evangelizzazione del Nord Kenya», ricorda Lorenzo Tablino. «Appassionato di canto e musica sacra, si diplomò in organo e canto gregoriano presso la diocesi di Milano e, durante il suo apostolato in Kenya a Marsabit e Maikona, don Molino studiò i canti delle popolazioni Gabbra, Turkana e Rendille. Cercò di integrarli in melodie sacre e i suoi sforzi portarono a ottimi risultati. Per una nuova e rinnovata liturgia nelle chiese di tutto il nord Kenya».

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In questa foto, scattata a Marsabit nel 1971, è il primo da destra, accosciato, vicino a don Tablino, ed è ritratto insieme ad alcune suore e a diversi fedeli

Il saluto del Vescovo

Durante le esequie il vescovo Marco Brunetti lo ha salutato con queste parole: «La sua disponibilità, il suo modo di stare fra la gente, di essere accogliente e buono con tutti, era il tratto del suo essere sacerdote. L’età e la salute non gli impedivano di partecipare agli incontri e porsi in discussione. Aveva un’apertura di spirito e una capacità di leggere i segni dei tempi, senza rimpianti del passato e senza rigidità mentali, che non sempre si trova nel clero delle nostre chiese».

L’addio di un ex allievo

Commosso il ricordo di Ezio Aimasso: «Lo conobbi più di 50 anni fa quando veniva al mio paese, Castelrotto di Guarene, ad animare i teatrini, accompagnando i canti dei bambini con un armonium antidiluviano da cui riusciva a trarre melodie finissime». Aimasso rievoca: «Quando volli imparare a suonare gli chiesi aiuto. Mi diede lezioni prima in San Giovanni ad Alba e poi a San Giuseppe di Castagnito. Là, tre anni dopo, mi disse che voleva andare in missione a Marsabit. Me lo disse come era solito fare: con la sua semplicità che era carisma, con il suo sorriso disarmante che era amore, con la sua pacatezza che era dono totale di sé. Ci siamo sentiti per lettera e visti a ogni suo rientro. Non c’era volta che non intonassimo insieme qualche antifona o qualche salmo, sempre con la sua serenità, la sua gioia, la sua fede immensa che esprimeva nel canto così come aveva manifestato in tutta la sua vita. Ora canterà con gli angeli».

La riflessione della sua comunità

Le  comunità parrocchiali (unità pastorale S. Maria del Podio, Nostra Signora delle Grazie e Valle San Lorenzo, la Comunità delle Suore Carmelitane, l’Amministrazione comunale con il Sindaco, i presbiteri della Diocesi, il Vescovo e la gente della Diocesi di Marsabit, i missionari Fidei Donum, i presbiteri della Diocesi di Alba, il Vescovo Marco si sono radunati in preghiera rendendo lode al Signore della misericordia per la vita di don Molino e il suo servizio al Regno di Dio e lo hanno salutato con queste riflessioni.

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«Potremmo dire di lui che ogni storia d’amore inizia nomade e ogni fede giunge al suo dissolvimento
nell’amore. Un sano amore per la terra lo rende curioso sulle piccole cose e competente nei nomi e nei significati di essi. Un ministero tra la gente, con semplicità proverbiale, dove non è prevalsa la dottrina, ma progressivamente lucidità, accoglienza e libertà di discernimento e schiettezza. Ha vissuto sulla sua pelle che solo la terra ferita genera e… la ferita vivente sa parlare con accogliente sorriso e sagge parole di consolazione.
Non gli è mancato l’invito ad essere corresponsabili nella Chiesa e accoglienti verso le persone migranti e senza casa e lavoro. Capelli bianchi, passi corti, lunghi momenti di preghiera, bambino nel cuore, anche con qualche testardaggine, proprio come i bambini, sapeva bisbigliare il mistero della presenza di Gesù ai più piccoli, si lasciava riempire il cuore delle bellezze del Roero, aurore, nebbie, il primo germogliare del fico, lo splendore del fiore di pesco, gli infuocati tramonti… dalla sua lobia percorsa avanti e indietro in preghiera. Finalmente il tuo sorriso e il sorriso di Dio si sono incontrati faccia a faccia, senza lutto, senza lamento, oltre la morte.
Porteremo nel cuore l’impegno di essere corresponsabili nelle comunità e nel mondo, per vivere con e come
Gesù, come ci hai spiegato domenica alla celebrazione della Eucarestia di inizio anno catechistico.
Piccoli, catechisti, giovani, adulti, anziani speriamo di tenere acceso nel cuore il tuo sogno.
Potrai parlare swaili, inglese, piemontese, italiano, con il silenzio e troverai chi ti comprende.

 

La sua vita da Alba, al Kenia al Roero

Nacque il 3 febbraio 1929 a Mussotto, durante una abbondantissima nevicata. Studiò nel seminario di Alba e venne ordinato l’11 ottobre 1953 in cattedrale da monsignor Carlo Stoppa.

Diplomato in organo a Milano. Nel 1954 insegnò presso il Seminario maggiore di Alba e il 1° settembre 1960 ricevette l’incarico di viceparroco presso la parrocchia di San Giovanni Battista in Alba con il canonico Basso.

ll 1° settembre 1967 divenne parroco a San Giuseppe di Castagnito.

Partì come missionario Fidei donum per la missione di Marsabit in Kenya il 30 settembre 1970 dove lavorò tra le tribù Gabbra, Borana e Rendille, insegnò il Vangelo nelle manyatte-villaggi nomadi sotto un’acacia del deserto, piantò una vite per ricordare la sua terra di origine, rielaborò e trascrisse molti canti swahili per la liturgia. Fece comunione fraterna con don Rocca, don Tablino e don Venturino, don Asteggiano, don Pellerino, don Giacomo Tibaldi e don Rinino per 24 anni.

Al suo rientro il 1° novembre 1994 fu nominato parroco di Santo Stefano Roero dove fino alla morte ha esercitato il suo ministero.

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Con questo collage i suoi parrocchiani hanno reso a don Vincenzo Molino il loro ultimo, commosso saluto

 

v.p.

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