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Rossetto: Rabino sarà l’ago della bilancia alle prossime elezioni

L’ex primo cittadino che ha governato Alba per due mandati, si dichiara del tutto indisponibile a una nuova candidatura, ma il suo sguardo è attento a quanto accade dietro le quinte

INTERVISTA Da buon piemontese è scettico nei confronti di chi parla in modo eccessivo: alla prova dei fatti restano spesso solo le parole. Il riferimento – ampliabile – è al segretario del Pd Matteo Renzi, che pure Giuseppe Rossetto, dopo aver letto il suo ultimo libro, Avanti, confessa di apprezzare, magari come politico… di centro-destra.

L’avvocato, sindaco di Alba dal 1999 al 2009, oggi presidente nazionale vicario di UnionAlimentari – l’Unione della piccola e media impresa alimentare – e numero due di Confapi Cuneo, si autodefinisce «un uomo prestato alla politica, con una strada chiara nella professione».

Eppure, sbirciando dietro le quinte di una città immersa nella malìa del tuber magnatum Pico, un certo fermento lo si vede intorno alla sua figura. Il nome di Rossetto è infatti tornato alla ribalta, in vista dei passaggi elettorali che ci attendono da qui al 2019, dalle politiche alle regionali, alle amministrative.

Avvocato Rossetto, nel 2019 la troveremo di nuovo in pista per la poltrona di piazza Duomo?

«Lo posso escludere. La lezione del 2014 mi è bastata, anche se nel 2019 il centro-destra può vincere. La mia candidatura di tre anni fa è stata un errore – da vicepresidente della Provincia avrei dovuto puntare alla Regione –, ma c’era bisogno di un candidato per la città e mi feci convincere, comportandomi da ingenuo (e generoso). Sono stato molto amareggiato non tanto per la sconfitta – in politica bisogna essere disposti a vincere e perdere – quanto per i tanti voltagabbana della mia parte passati a sostenere Marello, dopo avermi appoggiato nel mio primo mandato solo per mantenere o costruire posizioni di potere. Ho sofferto molto, ho riflettuto e ho ripreso la mia professione, ripartendo quasi da zero, poiché ero stato assorbito completamente dall’Amministrazione e non mi ero preparato un “paracadute”. Oggi non ho più alcuna intenzione di rientrare, pur se sono disposto a dare una mano».

In realtà, pare che una mano lei la stia già dando. Che cosa serve ad Alba?

«Servono volti nuovi, nuove energie. La città si deve sbloccare. Ma le assicuro che oggi mi occupo del mondo imprenditoriale, un ruolo a cui tengo molto, particolarmente impegnativo in UnionAlimentari, associazione di piccole e medie imprese di cui è presidente Antonio Casalini. Il gruppo conta molto a Roma, ma non ha ancora instaurato i necessari rapporti con l’Unione europea, fondamentale nel nostro campo. Sto lavorando a questo e a tanti altri temi, accanto all’impegno a far crescere l’associazione. Inoltre, Confapi mi ha designato nella commissione nazionale per la legalità al Ministero degli interni, dove seguo il rating delle imprese, puntando alla semplificazione normativa».

Che cosa pensa dell’Alba odierna, la città che ha amministrato per due mandati?

«Onestamente, il sindaco Maurizio Marello è una brava persona, ma la città vive di rendita. Cito solo l’inserimento nella lista del patrimonio Unesco e il rifacimento di piazza San Paolo come due grandi progetti portati a termine dalla mia Amministrazione, ma posso dire che quasi tutte le opere inaugurate da Marello sono frutto di programmazioni precedenti. L’Esecutivo ha fatto bene sulla manutenzione ordinaria e straordinaria, la nuova scuola della Moretta (se verrà ultimata), l’elettrificazione della tratta ferroviaria Alba-Bra. L’impressione è che manchi un pensiero a lungo termine e vi sia immobilismo sulle grandi tematiche. Si coglie in città la delusione sulla perdita di “pezzi” –il tribunale, il carcere, la Guardia di finanza, il corso di laurea in scienze infermieristiche –, anche se si tratta di scelte non attribuibili solo al sindaco. Inoltre, Marello ha più volte rotto nel suo mandato il patto con il territorio».

Lei allude alla recente questione dell’acqua pubblica?

«Ma certo! Parte dell’alta Langa e del Roero sono in disaccordo con la visione di Marello. La gestione pubblica dell’acqua che lui sostiene non è all’altezza di quella mista, odierna. Pensiamoci! Chi sarà in grado di effettuare gli investimenti con un gestore solo pubblico? Marello non capisce che in questo momento bisogna difendere Egea e, di conseguenza, l’unità del territorio. Alba non può dividere il fronte dei Municipi, molti dei quali governati peraltro da sindaci di centro-sinistra».

Sul tema che cosa accadrà?

«Approvato il Piano d’ambito con 700 milioni d’investimenti e fatto il punto sugli indennizzi ai gestori attuali (centinaia di milioni di euro), si dovrà decidere sul gestore unico. Probabilmente i numeri ci saranno per costituire una società pubblica, ma Alba, sostenendo questa tesi, creerà un vulnus grave rispetto all’area, premessa ulteriore al cambiamento in città».

Dopo Marello chi vede in Comune?

«Riconosco che nel centro-sinistra qualche elemento valido c’è e cito l’assessore Fabio Tripaldi, che però segue politiche molto settoriali. E, bisogna considerare, in vista delle amministrative, che al centro si sta muovendo anche Mariano Rabino».

Ma che cosa fa invece il centro-destra?

«La sensazione è che si stia accordando sulla figura di Carlo Bo, ma bisogna capire se il suo nome verrà accettato da tutti».

E Rabino?

«Rabino lavora a un’associazione con persone della società civile, dell’impresa, delle professioni, individui con storie riconoscibili e con sensibilità politiche di centro-destra e centro-sinistra (si parla di Francesco Morabito, Giovanni Monchiero, Sebastiano Cavalli, Roberto Cerrato). Si tratta di un’area centrista che guarda con attenzione a come evolveranno le cose».

Che cosa ci dice dell’eurodeputato Alberto Cirio?

«Cirio punta a Roma, con un occhio rivolto alla Regione, cioè l’appuntamento successivo, dove potrebbe essere candidato come governatore. Peraltro, lo stesso Rabino sembra fare questi ragionamenti, lasciando per ultima la candidatura a sindaco di Alba. Sono molteplici, al momento, le incognite. Bisogna ancora capire come si definirà la legge elettorale e come si organizzeranno i “cespugli” che oggi esistono in Parlamento, per esempio».

Che cosa ritiene sia utile alla sua parte politica?

«Penso che il centro-destra debba guardare a Mariano Rabino, perché l’allargamento al centro può consentire la vittoria: c’è un mondo autorevole delle professioni, del territorio e dell’impresa che un contributo potrebbe darlo».

Si rivede ancora nel centro-destra?

«Mi sento di centro-destra sul territorio, ma vorrei un gruppo molto aperto, non chiuso su battaglie di retroguardia, come vedo accadere a livello nazionale».

E con Berlusconi come la mette?

«È un uomo che riesce a unire, una persona che ha carisma. Ma non sono d’accordo di mettere insieme tutti, anche Matteo Salvini, tanto per dire. Vedremo chi sarà indicato come candidato premier».

Maria Grazia Olivero

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