Scopriamo il significato del termine piemontese “Ghignon” con Paolo Tibaldi

Abitare il Piemontese: con Paolo Tibaldi impariamo il significato di "Suagné"

ABITARE IL PIEMONTESE

Ghignon: Antipatia, Rancore, ripugnanza, avversione, risentimento

Che alcuni sentimenti o stati d’animo non abbiano il corrispettivo nella lingua piemontese è certamente un dato di fatto; per esempio “ti amo”, “sono orgoglioso di te” o una forma autentica di gratitudine, non è semplice trovarla a livello verbale. Alcuni sostengono che sia per prudenza, altri per avarizia, altri ancora per pudore. È bello evincere, piuttosto, che l’individuo piemontese possa concretizzare un pensiero, prima ancora che con le parole, con i fatti o addirittura comunicandolo con una smorfia del volto. La parola di questa settimana riguarda proprio un’espressione di un’efficacia poeticamente riassuntiva.

“Ghignon” è anzitutto un vocabolo, un accrescitivo di “ghigna” che significa “faccia”, “volto”. E dunque da dove, se non dal volto, si può riconoscere qualcuno che ha preso in “ghignon” un’altra persona? Volto ingrugnito, fronte corrugata e, meglio ancora, si dice che “o beica da sota” (guarda da sotto) – tecnicamente inclinando la testa con gli occhi in avanti, aggrottanto le sopracciglia in uno sguardo tra il severo, lo sfidante e il “magonato”. Oltre al resto, Ghignone, risulta essere un cognome molto diffuso proprio in Piemonte.

Una parola spesse volte anticipata dal verbo prendere, pijé. Il suo significato è semplicissimo e si avvicina a sentimenti tendenzialmente cupi e di pregiudizio che portano a provare odio, malvolere, ripugnanza verso qualcuno che per casi fortuiti non è stato bravo a farsi ben volere.

A questo proposito mi viene in mente la raccomandazione che tutte le mattine, non una di meno, mi faceva mia nonna aprendo la porta che dava sulle scale mentre le scendevo per andare a scuola; potevo essere uno studente più o meno brillante, non importava, ma la sua premura è sempre stata: “beica ëd nen fete pijé ën ghignon daȓ maestre, neh?!” (non farti prendere in odio dagli insegnanti). Insomma, evitare di farsi odiare, mantenendo la propria identità, l’ho sempre trovato un consiglio aureo.

Paolo Tibaldi

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