L’informazione nella stagione della post-verità

L’informazione nella stagione della post-verità

INTERVISTA Ferruccio de Bortoli parla dell’intreccio tra giornali, Web e potere
La storia è scritta dai vincitori, recita un vecchio adagio popolare. Ne è convinto Ferruccio de Bortoli, intervenuto come primo ospite dell’associazione Armando Sabatini nell’ambito del corso di formazione sociale “Nodi o gomitoli? Uno sguardo sull’Italia e sul mondo”. Il passato permette di affinare la propria conoscenza del presente, ma il punto di vista dell’esperto giornalista, già direttore di Corriere della Sera e Sole 24 Ore, è orientato al futuro, verso le sfide urgenti della comunicazione. Numerose e incontrollabili sono le trasformazioni in atto: le informazioni scambiate a velocità vertiginosa, il linguaggio della politica così vistosamente stravolto dall’emotività dell’elettorato, la straordinaria efficacia dei social network. Post-verità è l’espressione che, più di altre, pare riassumere il generale fermento.

Dottor de Bortoli, occorre fare chiarezza, cosa intendiamo per post-verità?
«Il termine non nasce ieri. La post-verità appartiene all’armamentario del potere, ai vincitori di oggi come a quelli di ieri. Basti pensare ai genocidi che hanno sconvolto il Novecento. La menzogna, il suo utilizzo sistematico da parte di gruppi di potenti, è alla base delle più grottesche derive autoritarie. Tuttavia, affinché una menzogna produca degli effetti è necessario che venga scambiata per verità da molti. In altri termini, si tratta di mentire in modo credibile».

Il concetto ha invaso il dibattito solo negli ultimi anni. Per quale ragione? La democrazia non dispone di dispositivi in grado di difenderci da bugie “tossiche”?
«Paradossalmente il problema persiste, a mio giudizio, per ragioni molteplici. Anzitutto, la politica non è impermeabile all’irrazionalità. Ci sono paure spesso alimentate con scaltrezza da politici spregiudicati o coltivate in malafede dal giornalismo più superficiale. In secondo luogo, nell’arco di pochissimi anni la comunicazione politica ha invaso il Web, assorbendo tendenze e stili di comunicazione inediti. È un processo straordinariamente veloce dal quale è possibile trarre grandi benefici se si è capaci di valutare con attenzione i rischi».

Rischi? Cosa intende?
«L’insidia maggiore è data da quella che chiamerei trappola della verosimiglianza. Per la sua particolare struttura, la Rete ospita una gran quantità di notizie false, che sono spacciate per vere nonostante sia piuttosto facile verificarne l’infondatezza. Gioca un ruolo determinante il meccanismo di condivisione di un contenuto, su cui si basa la fruizione di Internet. Una notizia falsa può diventare virale, scatenare dibattito e modificare il corso degli eventi».

Può fare un esempio?
«Le ultime elezioni americane. Donald Trump ha certamente beneficiato di un uso aggressivo dei social network. In più di un’occasione ha mentito, ma è riuscito a proporre un’immagine di sé credibile per tanti americani. Un linguaggio ruvido ma efficace opposto alla compostezza degli avversari, giudicati, da buona parte dell’elettorato, insinceri».

Nel numero 42 di Gazzetta d’Alba, in edicola da martedì 7 novembre, le considerazioni di Ferruccio de Bortoli sui social network e le fake news.

Alessio Degiorgis

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