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Ciabòt: scopriamo il significato della parola preferita di un nostro lettore

Abitare il Piemontese: con Paolo Tibaldi impariamo il significato di "Suagné"

ABITARE IL PIEMONTESE

Ciabòt: Casupola di campagna, destinata principalmente al deposito di attrezzature agricole

Una delle più belle e intime soddisfazioni legate alla rubrica Abitare il piemontese è avvenuta proprio qualche giorno fa. Entrato in una casa di riposo, scorgo sui tavoli della zona diurna l’ultimo numero di Gazzetta d’Alba. Non avendolo ancora spulciato completamente, comincio a sfogliarlo, ma già alla seconda pagina vedo un ritaglio a margine.

È proprio la parola della settimana; qualcuno l’ha ritagliata. “Lo ha fatto uno di noi per conservarla con sé”, mi suggerisce un signore che si avvicina lentamente – “È una rubrica che recupera parole eccezionali. Chissà se prima o poi metteranno la mia preferita: ciabòt”. Chissà, gli rispondo io e lo saluto. Così, eccomi a raccontare qualcosa intorno a ciabòt: una parola quasi onomatopeica, che racconta la compattezza di un piccolo fabbricato, casa in miniatura tipica piemontese.

Un primo carattere di necessità sulla sua costruzione è dato da un fattore di natura geografica: prima dell’avvento delle macchine agricole, il tempo di trasferimento ai vigneti non permetteva ai contadini di rientrare immediatamente alle proprie abitazioni, lasciandole le attrezzature esposte ai mutamenti atmosferici per tutto il giorno. Da qui la necessità di creare un riparo.

Un secondo tipo di esigenza nasce dalla difficoltà di reperire e conservare acqua per i momenti di fabbisogno, utilizzata poi per preparare le soluzioni di verderame ed altri antiparassitari. La copertura del ciabòt diventa così funzionale alla raccolta dell’acqua piovana che viene convogliata all’interno dei pozzi.

Ciabòt ci riconduce senz’altro ad un’altra sorta di edificio, anch’esso costruito in pietra, assonante per la radice ciab: Ciaborna. Quest’ultima indica un rudere di dimensioni maggiori, una bettola, una catapecchia che ci porta a pensare addirittura alla caverna.

Sui ciabòt sono state raccontate molte storie: dalle più pragmatiche e concrete, fino a metafore poetiche, romantiche e affascinanti. Fiori all’occhiello dei nostri paesaggi, con la loro epicità abbelliscono le colline rimarcando l’incessante attività lavorativa.

Paolo Tibaldi

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