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Allevamenti bovini cuneesi bloccati dalla normativa per contrastare la “blue tongue”

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CONFAGRICOLTURA Dal primo gennaio 2018 i capi bovini provenienti dalla Francia e diretti alla quasi totalità degli allevamenti cuneesi sono bloccati a causa delle misure per il contrasto alla blue tongue. Le disposizioni normative per gestire la malattia infettiva dei ruminanti non consentono, infatti, lo scambio di animali nei territori esterni alle zone di restrizione, corrispondenti in Piemonte a buona parte della provincia di Cuneo e qualche comune delle province di Torino e di Asti. Nel resto d’Italia, invece, tutti i territori rientrano, pur con modalità diverse, nelle zone di restrizione.

Per facilitare i flussi commerciali di animali, a dicembre la Direzione sanità della Regione  ha emanato una nota con cui, effettuate le dovute considerazioni, ha ritenuto di estendere la zona di restrizione” all’intero territorio regionale. Ora, tuttavia, si resta in attesa che il Ministero della salute provveda a modificare l’allegato in cui sono identificati i territori in restrizione a livello nazionale, di modo che gli scambi possano così riprendere anche in tutto il Piemonte.

Dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo: «Le nostre aziende zootecniche lamentano notevoli difficoltà perché, oltre a non ricevere gli animali da ristallo per l’allevamento, stanno sostenendo comunque costi di gestione aziendale molto elevati. Ci siamo già attivati a livello ministeriale, con l’interessamento del viceministro Andrea Olivero, affinché questa situazione si possa sbloccare velocemente e non ci si fermi ancora una volta davanti ai soliti scogli della burocrazia italiana».

La febbre catarrale degli ovini, comunemente conosciuta come blue tongue (lingua blu), è una malattia infettiva dei ruminanti trasmessa da minuscoli insetti vettori. La diffusione della malattia è collegata alla presenza di fattori climatici e ambientali. L’infezione generalmente si manifesta in estate inoltrata e tende a limitarsi in inverno. In Italia i primi casi erano stati segnalati nel 2000 interessando il Centro e Sud Italia. Dal 2006 il ceppo 8, particolarmente pericoloso per i bovini, si è andato diffondendo in Olanda, Belgio, Lussemburgo, Germania e Francia, causando gravi perdite e provocando ostacoli alla libera circolazione degli animali.

 

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