Giovedì 21 Dicembre sono stati celebrati i funerali per la Maestra
Leardi, lei e Maria come vi siete conosciuti?
Maria l’ho subito sentita “amica”; mi è bastato leggere un suo libro per desiderare di conoscerla di persona. Il libro di cui parlo è “Pecore Matte”; quel libro arrivò nelle mie mani in modo curioso, quasi inspiegabile, come se dovesse essere una casualità predestinata. Poi è avvenuto il nostro incontro personale, in cui ho espresso il desiderio di raccontarle un storia, quella della mia famiglia.
E com’è andata?
Maria mi ha concesso di incontrarla e si innamorò subito del racconto. È rimasta ad ascoltarmi per più di un’ora senza replicare. Per due anni ci vedevamo regolarmente: io parlavo, lei ascoltava; siamo andati sui luoghi e abbiamo incontrato diverse persone che hanno saputo alimentare la storia. E ogni volta, dopo pochi giorni, mi ritrovavo meravigliose pagine infiocchettate con grazia e coerenza uniche.
Possiamo dire, dunque, che il vostro si tratti di un libro scritto a quattro mani?
Possiamo dirlo, sì: Maria mi ha trascinato in un mondo che non era il mio. Si tratta dell’opera “Niente per caso”, titolo curioso, edito da Araba Fenice dopo alcune vicissitudini editoriali. Questo libro, scritto a mano, ha anche vinto il primo premio Reise Encreuse nel 2013, indetto dall’Associazione Arvangia.
Come scriveva Maria?
Anzitutto scriveva a mano, sempre,proprio come lei stessa insegnava a scuola, con una gradevolissima calligrafia. Nei suoi testi non faceva sconti a nessuno; in tutto quello che scriveva Maria c’era sempre premura di essere obiettiva. Ancor più in un libro così delicato e “forte” come questo. Sapeva farsi leggere anche da chi, purtroppo, non ha mai letto un libro.
Paolo Tibaldi