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Maria Tarditi scriveva con grazia e coerenza uniche

In foto: Maria Tarditi (al centro), Beppe Leardi (a destra) e l’editore di Araba Fenice, Alessandro Dutto (a sinistra), durante al premiazione “Fedeltà alla Langa” per il libro “La vita non è uno scherzo”.

Giovedì 21 Dicembre sono stati celebrati i funerali per la Maestra e scrittrice Maria Tarditi, spentasi all’età di 89 anni. Nata a Monesiglio il 25 Agosto 1928, insegnò per 38 anni presso la scuola elementare di Pievetta, in Val Tanaro. Giunta alla pensione, scoprì la sua passione per la scrittura e la sviluppò, iniziando a raccontare le sue memorie attraverso la guerra, la rinascita e il cambiamento. Beppe Leardi, suo carissimo amico, mi invita a Lequio Tanaro presso la sua falegnameria per rendere testimonianza ai lettori di Gazzetta sul suo ricordo di Maria Tarditi; mi accoglie e dopo qualche momento di emozione, comincia il nostro colloquio.

Leardi, lei e Maria come vi siete conosciuti?

Maria l’ho subito sentita “amica”; mi è bastato leggere un suo libro per desiderare di conoscerla di persona. Il libro di cui parlo è “Pecore Matte”; quel libro arrivò nelle mie mani in modo curioso, quasi inspiegabile, come se dovesse essere una casualità predestinata. Poi è avvenuto il nostro incontro personale, in cui ho espresso il desiderio di raccontarle un storia, quella della mia famiglia.

E com’è andata?

Maria mi ha concesso di incontrarla e si innamorò subito del racconto. È rimasta ad ascoltarmi per più di un’ora senza replicare. Per due anni ci vedevamo regolarmente: io parlavo, lei ascoltava; siamo andati sui luoghi e abbiamo incontrato diverse persone che hanno saputo alimentare la storia. E ogni volta, dopo pochi giorni, mi ritrovavo meravigliose pagine infiocchettate con grazia e coerenza uniche.

Possiamo dire, dunque, che il vostro si tratti di un libro scritto a quattro mani?

Possiamo dirlo, sì: Maria mi ha trascinato in un mondo che non era il mio. Si tratta dell’opera “Niente per caso”, titolo curioso, edito da Araba Fenice dopo alcune vicissitudini editoriali. Questo libro, scritto a mano, ha anche vinto il primo premio Reise Encreuse nel 2013, indetto dall’Associazione Arvangia.

Come scriveva Maria?

Anzitutto scriveva a mano, sempre,proprio come lei stessa insegnava a scuola, con una gradevolissima calligrafia. Nei suoi testi non faceva sconti a nessuno; in tutto quello che scriveva Maria c’era sempre premura di essere obiettiva. Ancor più in un libro così delicato e “forte” come questo. Sapeva farsi leggere anche da chi, purtroppo, non ha mai letto un libro.

Paolo Tibaldi

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