Mercoledì i funerali di Bruno Giacosa. Il ricordo commosso di Lorenzo Tablino

Mercoledì i funerali di Bruno Giacosa. Il ricordo commosso di Lorenzo Tablino
Foto silvia Muratore: Alba. Teatro Sociale. Laurea Honoris Causa a Bruno Giacosa. Bruno con la figlia Bruna

NEIVE Conosceva le vigne del Barolo e del Barbaresco come pochi, non era enologo, ma lo ascoltavano tutti, con la massima attenzione e rispetto, quando avevi la fortuna di condividere un vino di Langa, ne uscivi arricchito. Non tanto per la grande capacità percettiva sensoriale che possedeva, ma per quanto raccontava sui grandi Barolo e Barbaresco che aveva incontrato in oltre 70 anni di lavoro tra vigne e cantine.

Bruno Giacosa, uno degli ultimi “grandi vecchi” di Langa, si è spento il 22 gennaio all’ospedale San Lazzaro di Alba. Assistito dalle figlie Bruna, che da anni ha preso la gestione della cantina e Marina.

Era nato a Neive nel 1929, aveva 88 anni. I funerali si svolgeranno mercoledì 24 alle ore 15,00, nella chiesa di San Giuseppe a Borgo Nuovo di Neive, partendo da via XX Settembre alle ore 14,45.

Sin da adolescente seguì il padre e il nonno nella conduzione della cantina familiare e nel 1967 iniziò a imbottigliare il Barbaresco. Con Angelo Gaja ha contribuito in modo determinante alla crescita del suo prestigio e della sua immagine.

Per decenni affiancò l’attività di piccolo produttore a quella di acquirente di uve per le cantine Fontanafredda. Chi scrive l’ha conosciuto e apprezzato, anche, in questo ruolo.

Instaurò rapporti consolidati con molti viticoltori residenti nelle zone a maggior vocazione viticola. Giacosa cercava le uve nebbiolo nelle migliori esposizioni e giaciture della zona di origine del Barbaresco: Rio Sordo, Ovello, Gallina e Asili. I suoi carichi di uva nebbiolo, spesso erano ammirati dagli enologi e dai cantinieri di Fontanafredda.

Sin dagli anni sessanta intuì tra i primi, che era necessario valorizzare i singoli vigneti, ai fini della crescita della loro immagine e prestigio. Riportò in etichetta “Barbaresco Asili” e “Barolo Vigna Rionda”, con la benedizione di Luigi Veronelli.

Aggiungo che le sue riserve di Barolo e Barbaresco, oggi, sono nel “gotha” mondiale del vino, raggiungendo cifre da capogiro nel campo dell’antiquariato enoico. In particolare il Barbaresco Asili “etichetta bianca” e “etichetta rossa”, il Barolo Falletto “etichetta bianca”, a Le Rocche di Falletto Riserva “etichetta rossa”.

La sua filosofia produttiva, in vigna e in cantina, era improntata al massimo rigore e al concetto integrale di “terroir”: potature limitate, basse rese, cimature controllate, lunghe macerazioni in serbatoi di acciaio, utilizzo di grandi botti di rovere francese, affinamento in bottiglia.

Fu molto apprezzato il gesto di non imbottigliare l’annata 2006 riguardo al Barolo e Barbaresco. Al suo naso, al suo palato non la riteneva soddisfacente sul piano qualitativo.

Personaggio dal carattere schivo, dall’innata modestia, pur mantenendo sempre un basso profilo, creava grande empatia con l’interlocutore. Grazie ad una grande umanità e un indiscusso “spessore”, ambedue immediatamente percepiti.

Per quanto ha lasciato a tutta la filiera del vino, lo salutiamo con profonda gratitudine. Bruno Giacosa ritroverà in cielo tutti i “patriarchi di Langa” che hanno dedicato l’esistenza a valorizzare le bellezze e le potenzialità di questo meraviglioso territorio: Aldo Conterno, Bartolo Mascarello, Quinto Chionetti, Domenico Clerico e Mario Barbero.

Lorenzo Tablino

 

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