Con Paolo Tibaldi scopriamo le origini della parola piemontese “Fardel”

Con Paolo Tibaldi scopriamo le origini della parola piemontese "Fardel"

Fardel: corredo da sposa, carico, fagotto

Nonostante la sua intuibile traduzione, porta con sé un’origine molto più antica del piemontese. La sua etimologia araba individua nella parola farda, il pesante carico da porre in groppa al cammello per affrontare lunghi tragitti. Lo stesso discorso vale per il francese, dove farder, significa pur sempre comporre, radunare, far fagotto.

Il fardel è quindi il materiale minimo di cui munirsi per affrontare una certa situazione. Chi fa fardel? uno studente che si trasferisce in collegio, una suora prossima al convento, gli abiti da portare in ospedale per un neonato, il materiale minimo per cominciare una attività sportiva, eccetera. Va senz’altro puntualizzato che rappresenta anche la metafora del senso di responsabilità che pervade l’essere umano quando prende un impegno – pijesse ‘n bel fardel.

Ma l’esempio più roseo è rappresentato dallo sposalizio: quando una coppia perfezionava il matrimonio, tradizione vuole che la sposa portasse con sé il corredo composto da abiti, biancheria e accessori utili; per dirlo con un linguaggio moderno, provvede alla dotazione necessaria per avviare dignitosamente la vita di coppia con materiale di buona qualità, possibilmente il migliore che ci si possa permettere.

Al contrario, la famosa roba da baiòna, quella di scarso valore, è così chiamata dai piemontesi per via del fatto che nella Galizia spagnola vi sia il porto marittimo di Baiona, città dove un tempo arrivavano bastimenti carichi di materiale scadente, di ultima scelta, da smistare con chi non pretendeva l’alta qualità nei tessuti, sia nel caso di abiti, sia tendaggi o biancherie.

E in tempi più impietosi si diceva: dȓa matòta ën dòta ëȓ fardèl e ȓa pel (la ragazza porta in dotazione il fagotto e la pelle). E l’uomo, cosa portava? Nella valutazione pre-matrimoniale dell’esse, ovvero della sostanza, contava questo dell’uomo: lò ch’o pissa, lò ch’os dȓissa, lò ch’o stissa – Botti di vino, sacchi di grano e salami appesi alla trave.

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