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I comandamenti alla base di una convivenza civile

UN PENSIERO PER DOMENICA 4 MARZO

Meditare sui comandamenti nella domenica delle elezioni politiche aiuta a trarre indicazioni non solo personali, ma anche per la convivenza civile. Senza però dimenticare quanto scrive Paolo ai Corinzi: «Noi annunciamo Cristo crocifisso» (1Cor 1,23): la salvezza viene da lui; nessun leader potrà mai prenderne il posto.

Uno specchio a cui guardare. «Non c’è specchio migliore in cui tu possa vedere quello di cui hai bisogno se non appunto i dieci comandamenti, nei quali trovi ciò che ti manca e ciò che devi cercare». Sono parole scritte da Lutero nel 1528, in una delle sue lezioni sul catechismo. Confermate nella loro validità universale da Gesù che le ha riportate alle coordinate essenziali – Ama Dio e ama il prossimo – le dieci parole sono un punto di riferimento della vita di ogni credente, nel suo legame con Dio. Il primo comandamento, che ispira tutti gli altri, non è solo una fredda dichiarazione di monoteismo, ma è l’invito a una relazione totale ed esclusiva con Dio. Per onorare Dio non servono statue, perché abbiamo già la sua immagine, l’uomo. Dio va poi rispettato non solo evitando la bestemmia, ma rinunciando alla vanità degli idoli e osservando il riposo del sabato, dedicando a lui questo giorno.

Il rispetto-amore per l’uomo chiesto dagli altri comandamenti può essere lo spunto di ispirazione per le scelte elettorali e un criterio di valutazione. I dieci comandamenti non sono un programma elettorale, ma un punto di riferimento per chiunque abbia a cuore il bene comune. Chi li rispetta è una persona di cui ci si può fidare. Pensiamo solo, in un’epoca dominata dalle fake news, all’importanza di dire la verità. Come ha ricordato il segretario della Conferenza episcopale italiana, cardinale Bassetti, «fare promesse che non si possono mantenere» è immorale. Il cittadino accorto non cade nella trappola.

Anche Gesù ha cercato di purificare le istituzioni del suo tempo. La cacciata dei mercanti dal tempio (Giovanni 2,13-25) è un gesto eclatante, uno dei motivi della sua condanna. Il tempio, a quel tempo, era la base della vita non solo religiosa, ma anche civile: il gesto di Gesù è un invito alla vigilanza, perché le istituzioni civili e religiose non diventino “un mercato” in cui curare i propri interessi.

Lidia e Battista Galvagno

I comandamenti alla base di una convivenza civile
Mosè riceve la Legge (Milano, Museo del duomo).
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