Un’emozionante cena al buio per gli studenti dell’istituto Piera Cillario

Un'emozionante cena al buio per gli studenti dell'istituto Piera Cillario 3

CENA AL BUIO Si è concluso con una cena al buio all’Osteria Magna Neta il corso di comunicazione a 360 gradi organizzato dall’Istituto Piera Cillario con il finanziamento della Fondazione Crc durante quest’anno scolastico.

Dei 40 studenti dei corsi socio sanitario e turistico che hanno seguito il corso, 30 hanno partecipato alla cena servita dai camerieri non vedenti dell’Unione italiana ciechi – Sezione di Cuneo con menù concordato con l’organizzazione ma non noto ai partecipanti.

«Le adesioni al corso sono state immediatamente numerose – soprattutto dal corso socio sanitario -, caso non frequente per i corsi facoltativi. La serata conclude un percorso dedicato alle disabilità sensoriali e alla comunicazione, in cui sono stati trattati temi come la lingua dei segni, il codice Braille, la mobilità e l’accessibilità» spiega la pedagogista Loredana Scursatone, docente del progetto insieme alla psicologa Elena Cauda.

«Per noi è la prima volta che ospitiamo un evento di questo genere e ci fa piacere che sia stata scelta l’osteria sociale per questo appuntamento perché fa parte del nostro Dna. Spero si possa anche ripetere al di fuori del contesto scolastico, per le persone interessate» dichiara il presidente della cooperativa sociale Astrolavoro, che gestisce l’Osteria Magna Neta Gian Piero Porcheddu.

I commenti degli studenti.

Stupiti ma entusiasti i ragazzi al termine dell’esperienza. Martina, diciottenne di Canale, commenta: «Mi è piaciuto, quando ci hanno fatti entrare sembrava di stare in una stanza enorme e in un tavolino a parte, poi abbiamo scoperto di essere a un tavolo unico. Quanto ai sapori, alcune cose le abbiamo riconosciute e altre no; quello che è stato meglio è il dialogo, perché ho trovato persone anche che non conoscevo con cui ho parlato senza pregiudizio».

Aggiunge Stefania, ventenne di Canale: «Non usare il telefono e interagire senza i social è stato bello; non ci ho neanche pensato, non mi è venuto in mente di prenderlo«, mentre Pietro, 16 anni, di Pocapaglia, afferma: »Mi è sembrato di essere in un altro mondo, senza tecnologia: ho comunicato di più e mi ha permesso di conoscere persone nuove fare nuove amicizie; mi sentivo a mio agio».

Per qualcuno trovarsi completamente al buio non è stato semplice sin da subito: è il caso di Noemi, diciottenne di Sommariva Perno: «L’impatto è stato difficilissimo perché ho paura del buio, poi ho cercato di non pensarci e con la vicinanza dei compagni è andata meglio. Mi sono trovata a mio agio verso la fine».

«All’inizio il passaggio dalla luce al buio è stato brusco. Ci siamo rese conto di quanto siamo fortunate ad avere la vista; abbiamo capito realmente che cosa si prova anche  se solo per due ore», commentano Chiara e Soumaya. «Abbiamo avuto il piacere di vivere un’esperienza unica! Il primo impatto con il buio è stato molto forte ma il tempo ha lasciato largo spazio all’immaginazione», concludono Yassine e Ikram.

a.r.

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