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Contro i cinghiali scende in campo l’associazione Ala

Contro i cinghiali scende in campo l’associazione Ala

IL CASO Rami fruttiferi distrutti, raccolti di nocciole persi e danni al granturco, oltre a numerosi incidenti stradali: la massiccia presenza di caprioli e, soprattutto di cinghiali, sta creando non pochi problemi in alta Langa. E così un gruppo di agricoltori e imprenditori ha deciso di muoversi e di far sentire la propria voce, prendendo in prestito il motto “L’unione fa la forza”. Con questa finalità è nata nel Cebano l’associazione Alta Langa attiva (Ala), che in poco più di tre mesi ha raccolto 74 adesioni. «Siamo una sola voce e vogliamo cercare di tutelare il nostro lavoro e le eccellenze del territorio. Non è una questione solo di zona, ma di persone toccate dalle stesse problematiche. Non siamo contro gli animali selvatici, ma serve equilibrio», spiega il presidente Mauro Boasso, di Cigliè, anch’egli agricoltore.

Uno dei primi passi dell’associazione è stato quello di affidarsi a uno studio di avvocati di Torino per fornire sostegno legale agli associati. Il problema del riconoscimento dei danni da fauna selvatica è infatti, spesso, un argomento controverso. «La lentezza e, a volte, l’imprecisione delle perizie, la lungaggine della burocrazia e delle pratiche scoraggiano gli agricoltori a sporgere denuncia. Quindi, i dati spesso sembrano dire che la situazione stia migliorando, ma non è così», continua Boasso.

E questo non è l’unico problema. «Molte volte il risarcimento dei danni copre il semplice prodotto, ma quando io perdo il raccolto a causa degli animali selvatici, perdo anche gli anni di lavoro che ho speso per preparare il terreno», sottolinea uno degli iscritti all’associazione, che illustra poi la sua esperienza personale. «I cinghiali mi hanno spezzato 1.800 rami di nocciolo su 35 giornate di noccioleto. Tra i danni, oltre al mancato raccolto, ci sono tutte le spese di manodopera che ho dovuto sostenere per raccogliere i rami e per sistemare il terreno».

Alta Langa attiva denuncia poi anche un problema “estetico”. «In assenza di una norma comune di riferimento, le recinzioni, i pali e le reti costruiti in maniera sempre più massiccia per proteggersi dai cinghiali, rischiano di deturpare il paesaggio», conclude il presidente Boasso.

Collaborazione, condivisione e coinvolgimento saranno i punti chiave di Alta Langa attiva, che ha in programma di organizzare riunioni, anche itineranti, per sensibilizzare sulla questione e trovare risposte condivise. La lettera con cui si presenta l’associazione è chiara: «Si tratta di mettere in pratica con buon senso ed equilibrio la tutela delle risorse che compongono l’ambiente. Cerchiamo la collaborazione di tutti per risolvere le situazioni in cui sono presenti degli squilibri».

Chi volesse aderire all’associazione oppure avere più informazioni sulle iniziative può scrivere all’indirizzo di posta elettronica altalangaattiva@gmail.com.

E sull’annosa questione dell’eccessiva presenza di animali selvatici non sono mancate le prese di posizione da parte delle associazioni agricole.  La più drastica arriva da Confagricoltura Cuneo, che ha chiesto a Provincia e Regione di dare agli agricoltori in possesso di regolare porto d’armi da caccia la possibilità di abbattere i cinghiali  sui terreni di proprietà o in conduzione. «Dopo le numerose segnalazioni ricevute dalle aziende situate negli ambiti territoriali di caccia Cn-3, Cn-4 e Cn-5 (ossia, quelli di Langa e Roero, nda) e considerati gli ingenti danni alle colture, abbiamo sollecitato le istituzioni a prendere questo provvedimento, considerato che già nel 2009 la Provincia aveva concesso di intervenire direttamente», afferma Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo.

L’organizzazione chiede anche alle istituzioni di assumere decisioni concrete per contenere
la presenza dei selvatici. Il 15 aprile la Regione ha aperto la caccia di selezione al cinghiale approvando i 68 piani di abbattimento presentati, per un totale di 3.251 capi. Per ora, però, nessun piano è stato presentato da ambiti territoriali di caccia e comprensori alpini della provincia di Cuneo. «Gli Atc e i Ca sbaglierebbero a non sfruttare la possibilità  di anticipare la caccia al cinghiale attraverso l’attivazione di piani di prelievo selettivo», affermano i vertici della Coldiretti di Cuneo, che ribadiscono l’urgenza
di adottare tutti gli strumenti disponibili per riportare sotto controllo la fauna selvatica.

Anche la Cia sottolinea il poco interesse di Atc e Ca nei confronti della caccia di selezione. Spiega il vicedirettore provinciale dell’associazione Silvio Chionetti: «Purtroppo l’occasione non è stata presa in considerazione da Atc e Ca, che non stanno sfruttando l’anticipo». I cinghiali non sono però l’unica preoccupazione per gli agricoltori: infatti è anche aumentato in modo incontrollato il numero dei caprioli. Prosegue Chionetti: «In questo periodo sono in corso i censimenti per poter organizzare i piani di abbattimento e riportare in equilibrio la presenza di questi animali».

Daniele Vaira

Corrado Olocco

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