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Alla scoperta delle origini del termine piemontese Daȓmàge

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Daȓmàge: Esclamazione pronunciata per aver constatato un danno, uno scapito con delusione e autentico dispiacere.

Ch’ën daȓmàge! Che Che peccato! Quante volte si dice? Dalle situazioni più inconsistenti, come rompere un insignificante bicchiere, ad episodi più importanti come rendersi conto di aver sbagliato qualcosa tempo fa e pagarne ancora oggi le amare ma rassegnate conseguenze. Una parola che ricorda immediatamente il dommage o un dommage francese; una curiosità importante riguarda proprio i ceppi linguistici che sono medesimi per la lingua piemontese, francese, sarda, catalana e romena.

Le lingue dette Gallo-romanze, tra cui il piemontese, si sono sviluppate insieme, sebbene non contemporaneamente; tutte hanno una discendenza latina alla quale si sono aggiunti influssi di entità differenti fino alle parlate locali. Il risultato è una mescolanza che spesso somiglia al francese ma, attenzione, non ne deriva direttamente. Piemontese e francese sono due lingue cresciute in parallelo. Se poi ascoltiamo le parlate, i patois e le cosiddette “lingue irregolari” intorno ai confini montuosi, ci accorgiamo che sono somiglianti tra loro.

Ciò significa che le montagne e i confini stabiliti sulle loro creste, non hanno diviso i popoli, ma in questo caso li hanno uniti nella crescita culturale e linguistica. Ën daȓmàge sarebbe stato se così non fosse avvenuto oppure se non continuerà ad avvenire; una lingua viva è una lingua che evolve. E se vogliamo rimarcare l’etimo, troviamo proprio nel latino volgare DAMNUM, vale a dire: danno.

Ma perché, daȓmàge, oltre alla r fricativa, porta con sé quell’accento sulla “à”? Nella nostra zona di Langa, Roero e Monferrato, la lingua piemontese ha un ulteriore virtù, ossìa quella di avere otto vocali. Ce lo ricorda il cantautore Angelo Manzone con il suo brano Cha cha cha glottologico in cui canta che oltre alle cinque canoniche, da queste parti c’è anche la vocale eu (di cheuȓ) e la u (da pronunciarsi come in francese); ma la più speciale è quella che sta a metà tra una a e una o. Ci dice Manzone: e ȓ’oma noiatȓi ënsem al Monfrà – ce l’abbiamo noi insieme al Monferrato.

Paolo Tibaldi

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