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Filippo Andreani e Carlo Pestelli ad Alba per Milleunanota

Filippo Andreani e Pestelli ad Alba per Milleunanota
Carlo Pestelli

L’INTERVISTA Cantautori d’Italia, il festival di Milleunanota diretto da Filippo Cosentino, nella prima serata, venerdì 18 maggio, avrà come ospite il cantautore Carlo Pestelli: un evento tra musica, poesia e arte legate dall’ironia del musicista torinese, capace di descrivere in maniera originale e divertente situazioni di vita personale o collettiva.

Filippo Andreani e Pestelli ad Alba per Milleunanota
Carlo Pestelli

Sabato 19 toccherà a Filippo Andreani, uno dei cantautori più acclamati dell’ultimo periodo, grazie all’album Il secondo tempo, che è valso all’artista comense la candidatura alla Targa Tenco oltre ad avere scalato le classifiche di vendite in Italia. Insieme ad Andreani interverrà anche Guido Guglielminetti, storico bassista di Francesco De Gregori, produttore del disco, che presenterà il suo libro Essere… basso. Piccole storie di musica, pubblicato per Largo editore. Entrambi gli appuntamenti sono in programma alle 20.30 in piazza Michele Ferrero, con ingresso libero. Filippo Andreani è un cantautore partito dal punk e approdato da tempo alla canzone d’autore; può vantare collaborazioni di altissimo livello come quella con l’apprezzato disegnatore Zerocalcare, che in Kobane calling ha utilizzato il testo di una sua canzone a corredo delle illustrazioni della storia L’Oltretorrente. La canzone Gigi Meroni è stata diffusa al Comunale di Torino prima del fischio di inizio di Torino-Milan di due anni fa, mentre Andreani – accompagnato dalla sorella di Meroni, Maria – portava un mazzo di rose granata sotto la Maratona di fronte a quarantamila persone. Gianni Mura, giornalista di Repubblica, lo ha inserito tra i personaggi del 2017.

Filippo Andreani e Carlo Pestelli ad Alba per Milleunanota

Filippo, che mondo era quello che racconti nel disco Il secondo tempo?
«Esiste ancora! È il mondo in cui vivono i bambini di ieri, di oggi e di domani. Vivono nel secondo tempo: un tempo fatto di fretta, entusiasmo, paure e coraggio, di contraddizioni, velocità e poca tattica. Il primo tempo, invece, è roba da adulti tristi, roba per chi ha rinchiuso il sé bambino nella scatola delle vecchie fotografie».

È da poco passata la commemorazione della tragedia di Superga: nel tuo disco ci sono alcuni riferimenti al Grande Torino, ce ne puoi parlare?
«Mi sono affidato alla memoria del 4 maggio granata per spiegare alle mie figlie che c’è chi non muore mai, che le persone che ami vanno solo a giocare in trasferta e che quindi continuano a esistere. “Nel grande stadio del cielo, Gabetto passa a Mazzola”, mentre mio papà gioca a carte con i suoi amici. La canzone si intitola Il cielo di Superga».

Sei soddisfatto di come sta andando questo disco?
«Prima di tutto, visto che scrivo per passione, devo rispondere che sono felice di come è venuto l’album. Il lavoro fatto con il produttore Guido Guglielminetti gli ha conferito una musicalità e una rotondità che adoro. Poi, per arrivare al come sta andando, ti rispondo che sono soddisfatto oltre ogni mia aspettativa: ai concerti il pubblico canta le canzoni, la citazione del grande Mura, la critica musicale spende pareri dorati… Insomma, è tutto talmente bello che non mi sembra vero. Spero di essere all’altezza del bene che mi sento destinare».

a.r.

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