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Daniele Viotti (Pd): ho incontrato speranze spezzate, ora dobbiamo avviare la resistenza al razzismo

INTERVISTA Daniele Viotti è nato ad Alessandria nel 1974 ed è parlamentare europeo del Partito democratico: lo incontriamo ad Alba.

Gazzetta d’Alba è stata di recente a Ventimiglia, scelta da molti rifugiati per attraversare il confine. Quali potrebbero essere le strategie risolutive sul tema, Viotti?

«Non si tratta più di emergenze, come spesso si tende a definirle. I fenomeni migratori sono diventati strutturali e vanno affrontati. Nel mio ultimo intervento in aula a Strasburgo da relatore del bilancio generale per il 2019, ho ribadito questo concetto: per trovare soluzioni ci vorranno anni, soldi e idee. Ho invitato i miei colleghi a chiederci se vogliamo lavorare insieme. Dalla questione economica non si può prescindere: i soldi vanno investiti in Africa per sradicare le ragioni delle migrazioni, quali fame, siccità, guerre, malattie, mancanza di libertà».

Daniele Viotti (Pd): ho incontrato speranze spezzate, ora dobbiamo avviare la resistenza al razzismo

Un conto è dirlo, un altro è farlo. È mai stato a Ventimiglia, a Bardonecchia?

«Sono stato a Ventimiglia e a Bardonecchia diverse volte, ho visto coi miei occhi i tentativi di fuga, le camionette che riportavano indietro donne e uomini che si erano avventurati sulla montagna. Ho visto scarpe abbandonate e ho ascoltato storie che fanno male al cuore, speranze spezzate. Ho visto il lavoro dei volontari, degli amministratori che si organizzano come meglio possono. Per questo a maggio ho deciso di organizzare una giornata prima a Bardonecchia e poi a Ventimiglia tra i sindaci dei paesi di confine, le associazioni che si occupano di accoglienza e il parlamentare europeo Jean Arthuis, uomo molto vicino a Macron. Le Amministrazioni pubbliche hanno il dovere di stare vicine ai cittadini garantendo sicurezza. Ma i sindaci non vanno lasciati soli».

Come valuta il clima di odio che si diffonde, a discapito dei diritti umanitari?

«C’è qualcuno che ha soffiato sul fuoco della protesta, dipingendo i migranti come responsabili di tutto il malessere. Questo qualcuno sta al Governo e continua a mettere in contrapposizione povertà e povertà. Abbiamo un compito come sinistra: quello di tornare ad ascoltare i drammi e le sofferenze dei cittadini italiani, senza per questo perdere l’umanità nei confronti dei migranti».

Come vede il futuro della nostra società?

«Le migrazioni non si fermeranno perché Salvini chiude i porti. Possono essere rallentate sconfiggendo le cause degli spostamenti. La politica ha una forte responsabilità. In quest’ultimo periodo i casi di aggressione razziale sono aumentati, tanto da spingere il procuratore di Torino a una stretta per garantire processi più rapidi e severi a chi professa la xenofobia».

Valerio Giuliano

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