Accorpamenti tra Comuni? Tra i sindaci ci sono perplessità

Accorpamenti tra Comuni? Tra i sindaci ci sono perplessità

ENTI LOCALI Da alcune settimane si parla di fusione tra il Comune di Camo e quello di Santo Stefano Belbo. L’argomento è stato al centro dell’ultimo Consiglio comunale santostefanese, svoltosi a fine luglio, durante il quale i consiglieri hanno votato all’unanimità per l’indizione di un referendum finalizzato alla fusione dei due paesi che distano non più di cinque chilometri. L’incorporazione di Camo (circa 200 abitanti) con Santo Stefano Belbo (3.915 abitanti), potrebbe già partire dal primo gennaio 2019.

Sul tema degli accorpamenti tra Comuni abbiamo interpellato alcuni primi cittadini di piccoli centri dell’alta Langa, che mostrano ancora alcune perplessità. Afferma Mario Marone, sindaco di Bergolo: «In linea di principio si tratta di un’ottima possibilità, ma è indispensabile che i Comuni coinvolti abbiano unità di intenti e idee convergenti. Non credo sia così semplice al momento realizzarlo in alta Langa, anche se probabilmente questo porterebbe a ricevere sovvenzioni e contributi oltre a ottenere una collaborazione maggiore. Penso che il nostro territorio sia in ritardo nel modo di pensare: in primis andrebbero allontanati gli aspetti campanilistici ancora troppo marcati. Altre regioni sono più all’avanguardia: so, ad esempio, che in Emilia-Romagna, nella zona delle Valli di Comacchio, numerosi Comuni hanno scelto la via dell’accorpamento e oggi funzionano molto bene».

Non è dello stesso avviso Eugenio Baudana, primo cittadino di Cissone: «So che altri Comuni hanno scelto la fusione, ma la cosa non sta andando molto bene. Va considerato che in alta Langa vi sono tipologie di territorio molto diverse tra loro, con esigenze differenti. Temo il rischio che un Comune piccolo possa essere assorbito da uno più grande e trovi difficoltà a fare valere le sue ragioni. Il tema andrebbe ancora approfondito e capito molto bene».

Anche secondo Adriano Manfredi, sindaco di Gottasecca, in linea teorica sarebbe auspicabile l’accorpamento, ma ci sono ancora tra i nostri paesi necessità troppo diverse che rendono difficile l’unione. «Comuni come Gottasecca diventerebbero una frazione, rischiando di scomparire. Perché sopravvivano sarebbe indispensabile un’Amministrazione comunale con una sensibilità incredibile che consenta anche al Comune più piccolo tra quelli accorpati di mantenersi in vita. Si dovrebbe in sostanza volere il bene di tutti i paesi, ma credo sia piuttosto complicato che questo accada».

Conclude Gianluca Fresia, sindaco di Cravanzana: «In merito agli accorpamenti voluti dal basso, posso dire che a mio avviso sono la conseguenza di una una politica di Stato che, con i continui tagli ai piccoli Comuni, diventa come un cappio che, anno per anno, si stringe sempre più al collo degli amministratori, i quali, pertanto, pur nel desiderio di mantenere salva l’identità, la storicità e l’indipendenza del loro Comune si vedono costretti dalla necessità a richiedere gli accorpamenti con altri centri più grandi. Personalmente non sono favorevole a tali accorpamenti, specie per i nostri territori, o meglio per i territori aventi caratteristiche geomorfologiche analoghe, poiché i disservizi per le zone più remote affiancate da una viabilità  quasi montana, sarebbero, a mio avviso, e per i cittadini, notevoli».

Debora Schellino

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