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Tre atteggiamenti di fronte alla persona di Gesù

UN PENSIERO PER DOMENICA – 5 AGOSTO – XVIII TEMPO ORDINARIO

Nel Vangelo di questa domenica, leggiamo l’inizio del lungo dialogo tra Gesù e la folla, dopo la moltiplicazione dei pani. Questo miracolo ha segnato uno dei momenti di massima popolarità di Cristo: ricordava agli Israeliti il miracolo della manna (Es 16,2-15) ed era un segno dell’inizio dell’era messianica. Questo episodio, riportato da tutti i Vangeli, ci viene proposto nella versione di Giovanni (Gv 6,24-35). Egli, dopo aver raccontato il fatto, registra anche le reazioni suscitate: stupore, incredulità e fede. La fede è il punto di arrivo di un percorso in tre tappe.

Conoscenza. La realtà va innanzitutto conosciuta. E la conoscenza è sempre mediata da persone. Nel periodo di peregrinazione nel deserto, raccontato dal libro dell’Esodo, è stato Mosè a far conoscere ai suoi prima la possibilità di catturare gli uccelli migratori che si posavano a terra dopo la fatica della traversata del mare; poi la manna, il lattice a forte potere nutritivo prodotto dalla tamerice della steppa, quando la sua corteccia veniva incisa. Quanto alle folle che seguivano Gesù, esse avevano conosciuto prima lui, poi il recente, misterioso, miracolo del pane.

Tre atteggiamenti di fronte alla persona di Gesù
Gesù predica seguito dalla folla. Da una miniatura araba deªl XVII secolo (Parma biblioteca Palatina).

Stupore e ammirazione. Sono atteggiamenti naturali di fronte a un fenomeno assolutamente imprevisto. Spalancare gli occhi per la meraviglia e chiedersi: «Che cos’è?» era forse più facile nel passato, soprattutto in presenza di eventi come quelli raccontati nelle letture bibliche citate. Ma anche se noi, di fronte a un evento misterioso, abbiamo la possibilità, in qualsiasi momento, di porre la domanda a Google, possiamo e dobbiamo ancora coltivare lo stupore. Non c’è spiegazione scientifica o razionale che annulli lo stupore di fronte alla bellezza di un tramonto, di un fiore, di una persona. Anche Gesù riusciva sempre a stupire.

Fede. Gesù invita espressamente le persone, accorse al suo seguito sull’altra sponda del lago, a fare un salto di qualità: a vedere il recente miracolo come un segno di qualcosa di più grande. Questo è il salto nella fede: «Credere in colui che il Padre ha mandato», passare dall’ammirazione per il segno messianico al riconoscimento di Gesù come messia. Gesù si presenta come la meta ultima della ricerca dell’uomo: «Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete». Chi incontra Gesù di Nazareth ha raggiunto la meta e può costruire con lui la vita, come chi, dopo aver conosciuto una persona, dopo averla ammirata fino a innamorarsene, decide di vivere la vita insieme.

Lidia e Battista Galvagno

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