Ultime notizie

I discepoli di Gesù chiamati a fare delle scelte

PENSIERO PER DOMENICA – XXIV TEMPO ORDINARIO – 16 SETTEMBRE

Ci sono momenti e domande che segnano una vita. Succede per le persone e per le comunità. Nel Vangelo di questa domenica (Mc 8,27-35) troviamo la celebre domanda di Gesù ai suoi discepoli a Cesarea di Filippo e la risposta di Pietro. È un momento chiave del suo percorso storico, che Marco pone al centro del suo Vangelo.

Basta con gli equivoci. La prima fase del suo ministero era finita in un vicolo cieco: gli esponenti del giudaismo ufficiale, in particolare le autorità di Gerusalemme, si opponevano alla sua attività; il popolo accorreva a lui più per vedere i segni miracolosi che per il suo insegnamento; perfino i discepoli, nella traversata del lago di Galilea (8,14-21) avevano palesato i loro dubbi. Gesù però vuole continuare la sua missione per attuare il disegno salvifico del Padre, perciò prende l’iniziativa per sbloccare la situazione. Mentre in precedenza aveva cercato di nascondere la sua identità messianica, adesso pone una domanda chiara al gruppo ristretto dei discepoli: «Chi dite che io sia?». L’opinione della gente su Gesù e la sua identificazione con Elia e Giovanni Battista sono in linea con le attese del tempo: Elia impersonava la speranza nella restaurazione di Israele; il Battista era stato il personaggio nuovo che aveva colpito l’immaginazione popolare. All’opinione della gente si contrappone la superiore conoscenza dei discepoli: «Tu sei il Cristo (Messia)».

I discepoli di Gesù chiamati a fare delle scelte

Il dialogo è vivacissimo e riflette due posizioni: quella di Gesù, deciso a salire a Gerusalemme e quella di Pietro che prova a dissuaderlo, meritandosi l’appellativo di “satana”: parola con più significati, tra cui anche “cattiva guida, che ti porta fuori strada”. Tra l’altro, un appellativo del genere al leader delle comunità e futura guida della Chiesa è verosimilmente storico: solo Gesù o un nemico dichiarato poteva usarlo – come farà, secoli dopo, Lutero, nel momento più aspro della polemica con il papato. Dopo aver zittito Pietro, Gesù scopre altre carte ed enuncia tre condizioni per seguirlo: rinuncia a sé stessi per prendere la croce, disponibilità a perdere la propria vita, non vergognarsi di lui né delle sue parole.

Gesù capisce che il prosieguo della sua missione non sarà un cammino glorioso. È significativo che, identificandosi con il servo sofferente di Isaia (50,5-9), si sia preparato e abbia preparato i suoi al peggio. È stato un vero maestro: prima esempio di determinazione e coerenza, poi esigente con la richiesta ai suoi di giocarsi la vita, non a parole, ma con i fatti (Gc 2,14-18).

Lidia e Battista Galvagno

Banner Gazzetta d'Alba