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Mamme, stop alla depressione

«Capita di patire la solitudine e scoprire che essere madri è più difficile di quanto si era immaginato. Capita. Che fare dunque? Si può cominciare a dire. Dirlo ad alta voce non temendo di farsi sentire, si può cominciare a scriverne di più, si può chiedere aiuto a chi è vicino, e se chi è vicino è assente cercare un po’ più lontano (…).

La maternità è un bivio della vita meraviglioso e difficile. Quanto sia meraviglioso ci viene ricordato ogni giorno da più voci. È forse ora di intonare un coro su quanto sia anche difficile, anche doloroso, anche faticoso ».

Lo scrive l’albese Marilde Trinchero, arteterapeuta ed esperta di tematiche femminili, nel libro La solitudine delle madri (edizioni Magi).

Mamme e rischio depressione
I casi nella nostra zona sono rari, anche grazie a una rete di servizi, dal corso preparto ai luoghi di incontro.

Marilde mette in evidenza il vero problema delle mamme: la solitudine. La famiglia patriarcale non esiste più da tempo, i nuclei sono sempre più isolati, molte donne partoriscono lontane dal loro paese. Oltre alle difficoltà materiali, dalla solitudine nascono quelle psicologiche: la depressione post partum o il più diffuso – e molto più lieve – baby-blues.

Mario Foglia, direttore del servizio di ostetricia e ginecologia dell’Azienda sanitaria di Alba e Bra, e Daniele Saglietti, direttore del servizio di psicologia, tracciano un quadro confortante: nel nostro territorio l’incidenza è bassa, proprio grazie a un’efficiente rete di servizi.

«La nostra funzione», spiega Foglia, «è innanzitutto quella di effettuare una sorta di screening: spesso siamo noi o le ostetriche e le altre figure che seguono le donne nella gravidanza e nel post parto a riconoscere segnali di fragilità che potrebbero far presagire un pericolo di questo tipo. Allora si mette in atto un meccanismo discreto per cui la donna viene messa in contatto con gli psicologi, e, nei casi più gravi, con gli psichiatri».

«Da qualche anno nella nostra Asl i casi di depressione post partum sono rarissimi: abbiamo lavorato su una serie di possibilità che coinvolgono le mamme, che vanno dal corso di preparazione al parto, all’ambulatorio del latte, attivo tre giorni alla settimana ad Alba e al punto dove le mamme si incontrano a Bra, fino agli incontri dopo la nascita, nei quali tentiamo di coinvolgere il più possibile anche i padri», aggiunge Saglietti.

«Spesso i problemi della donna non sono solo riferiti al bambino, ma alla coppia, e le situazioni in cui c’è maggiore rischio di depressione post partum sono quelle in cui la madre è più sola. Non a caso realtà come questi punti d’appoggio per le mamme funzionano benissimo: solo il fatto di poter scambiare opinioni con donne nella stessa situazione costituisce un bell’aiuto. Nel tempo le cose sono cambiate: fino a qualche anno fa, nessuna madre usciva dall’ospedale senza la mamma o la suocera, ma oggi sappiamo che non è così».

Saglietti descrive i sintomi della depressione post partum: «Pianto immotivato, alterazioni del ritmo sonno-veglia, senso di inadeguatezza e di “vedere tutto nero”; stessa cosa, ma in modo più lieve, possiamo dire del cosiddetto baby-blues, che nel giro di breve tempo, com’è venuto, se ne va. Grazie alla rete che coinvolge non solo ginecologi e ostetriche, ma anche Consultorio e Servizi sociali, le situazioni di ipotetico rischio vengono prese in considerazione in tempo, e la casistica è estremamente ridotta».

L’invito alle neomamme è di rivolgersi a una delle figure professionali citate se si ha il dubbio: «Le occasioni di incontro sono numerose, e la cosa migliore è parlare liberamente con il professionista: è molto meglio prendere in considerazione quello che poi si rivelerà un non-problema, che sottovalutarne uno reale», conclude Saglietti.

Adriana Riccomagno

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