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Farinetti: “Ecco come sarà la mia cultura”

Parliamo con il nuovo assessore alla cultura e al turismo Paola Farinetti. Oltre a essere titolare dell’agenzia Fuorivia, è anche consigliera dell’Ente fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba ed è stata direttrice del teatro sociale Giorgio Busca.

Paola Farinetti

Quali saranno i punti cardine della sua azione amministrativa, Farinetti?

«Devo premettere che non ho esperienza nella Pubblica amministrazione. Tuttavia, cercherò di far bene come il mio predecessore Antonio Degiacomi. Il mio obiettivo sarà di guardare al lato pratico delle cose, di avere responsabilità nelle scelte, di adottare strategie efficaci».

Degiacomi, in pensione, dedicava parecchio tempo alla gestione delle deleghe. Lei riuscirà a conciliare il suo lavoro con il nuovo compito?

«Avrò meno tempo di lui, ma punterò sull’intensità e sulla qualità. Viviamo un momento difficile ed è necessario tutto l’impegno per ripristinare la situazione».

Si riferisce al fatto che la cultura locale e nazionale non sembra navigare in ottime acque…

«Già. Il Governo sta tagliando i finanziamenti per cultura e spettacolo. Anch’io, nel lavoro quotidiano, ne risento. Non si tratta di una questione politica, ma di statistiche: pensi che l’Italia investe lo 0,2 per cento del Pil nella cultura a fronte di una media europea del 2 per cento».

Che cosa accadrà, a lungo termine?

«La cultura produce reddito, dunque i tagli potrebbero comportare una perdita del potere economico del Paese. È sufficiente pensare a tutti gli imprenditori che investono nella cultura. Non lo fanno per beneficenza, ma per profitto! A ciò è da aggiungere il fatto che il patrimonio di cui disponiamo viene sovente gestito male. Gli altri Paesi, attorno a una pietra sono capaci di costruire un business. Noi abbiamo Pompei e la lasciamo sbriciolare. Oppure, pochi sanno che gli incassi turistici del Colosseo di Roma non vanno allo Stato, ma a ditte subappaltatrici esterne. L’Italia è zeppa di situazioni assurde. Servono modalità di gestione nuove, e più intelligenti».

C’è chi accusa che a essere privilegiati, nelle programmazioni e nella ripartizione dei fondi, erano sempre i soliti noti. Come si comporterà?

«Seguirò il principio della qualità. Se nelle associazioni storiche spuntano progetti validi, li sosterremo. Stessa cosa per i volti nuovi. No alle discriminazioni o ai favoritismi. Davanti a tutto, metteremo gli obiettivi di miglioramento».

m.v.

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