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Nuovo aumento di cinghiali

Come ogni anno, al termine della stagione venatoria, per l’Atc Cn-5 è tempo di bilanci e previsioni sulla caccia e sulla fauna selvatica presente in Valle Bormida.

Il 2010, se confrontato con le tumultuose polemiche che infiammarono l’estate 2009, è stato un anno relativamente tranquillo, anche perché non si sono registrati gravi incidenti venatori. Analizzando i dati relativi agli abbattimenti, si può dire che la stagione sia andata molto bene per quanto concerne i carnieri di cinghiale, lepre e capriolo, meno per l’avifauna.

La caccia al cinghiale, dopo il brusco decremento del 2009, anno in cui vennero uccisi soltanto 840 cinghiali, ha fatto registrare cifre quasi da record. Nel 2010, tra attività venatoria e interventi di controllo, sono stati abbattuti complessivamente 1.150 capi, risultato secondo soltanto a quelli del 2007 (1.184 capi abbattuti) e del 2008 (1.235).

Non manca, però, il rovescio della medaglia. Infatti, anche i danni provocati dai cinghiali sono aumentati, passando dai 45.954 euro del 2009 ai 61.920 euro dell’anno appena concluso. «I danni, nonostante siano leggermente aumentati, si mantengono su livelli complessivamente accettabili e confermano una media per capo abbattuto ancora verosimilmente sostenibile per la nostra realtà territoriale, caratterizzata dalla presenza capillare di terreni agricoli», ha dichiarato il tecnico faunistico dell’Atc cortemiliese Michele Pelazza, precisando: «Questa dinamica era ampiamente prevedibile, dato che nel 2010, in seguito a una regolare produzione autunnale di castagne, ghiande e frutti, e per via di un inverno meno rigido, la popolazione di cinghiali è tornata a crescere».

Bisogna quindi correre ai ripari. Spiega Pelazza: «Nonostante i maggiori abbattimenti, si stima che le presenze di cinghiali sul territorio siano ancora rilevanti. Per questo, nei prossimi giorni, in collaborazione con alcune squadre di cinghialai, verranno promosse battute di controllo».

I cinghiali, comunque, non sono gli unici a combinare guai e, nella speciale “classifica” della fauna selvatica più dannosa per le colture, sono seguiti a ruota da ghiri e scoiattoli, i cui danni, nel 2010, hanno ampiamente superato i 50 mila euro.Molto meno dannosi,ma sicuramente molto presenti, anche i caprioli, che sono al centro dell’attività di selezione intrapresa dall’Atc Cn-5.

Nella stagione appena conclusa, si è raggiunto il massimo storico sia dei cacciatori ammessi al piano di abbattimento (178) sia dei capi abbattuti (338 contro i 285 dello scorso anno). «Questa forma di caccia, pur non essendo ancora radicata nella tradizione venatoria del territorio, sta rapidamente evolvendo. La percentuale tra i capi effettivamente prelevati e quelli assegnati dalla Regione sfiora l’84%. Ci sono quindi ancora discreti margini per aumentare ulteriormente il carniere», ha sottolineato il tecnico faunistico. Anche qui, non mancano gli aspetti negativi.

«Si è riacutizzato il fenomeno del bracconaggio cioè l’abbattimento di capi non autorizzati oppure in periodi o con modalità non autorizzate. Purtroppo, all’incremento del patrimonio faunistico è seguita anche una crescita degli episodi di bracconaggio, soprattutto a carico degli ungulati. Si ricorda che la fauna è patrimonio dello Stato e l’abbattimento non autorizzato corrisponde a un furto aggravato nei confronti della collettività», ha concluso Pelazza.

A proposito di capriolo, venerdì 11 marzo, alle 20.30, nel salone comunale di Monesiglio, si terrà una riunione per la programmazione dei censimenti (che interesseranno anche il daino).

Enrico Fonte

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