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Viva l’Italia. Tra neoborbonici che accusano i piemontesi e leghisti con lo stereotipo del Sud sanguisuga

1. L’unità d’Italia si festeggia con qualche mal di pancia nel Paese e pure ad Alba. Che ne dice, Sindaco (lo chiediamo a Maurizio Marello)?

«150 anni non sono bastati o sono troppi, tanto da far venire la voglia a qualcuno di dare una spallata al processo di unificazione? I nemici dell’unità sono sempre stati molti, un secolo e mezzo fa come oggi. Tutti sostengono che, se l’Italia non fosse divenuta, e non fosse oggi, uno Stato unitario, la loro condizione sarebbe stata e sarebbe migliore. Lo dicono i neoborbonici che sostengono che il Sud sia stato depredato dai piemontesi e lo dicono i leghisti con il loro stereotipo della“Roma ladrona” e del Sud sanguisuga. Probabilmente né gli uni né gli altri capiscono bene la situazione, immaginandosi che col dividersi il nostro Paese ne guadagnerebbe. Io penso che ne scapiterebbe la sua già non eccelsa autorevolezza sul piano internazionale e che dal punto di vista economico diverremmo ancor di più, in un mercato globale, facili prede. Sono convinto che se facessimo lo sforzo di riacquistare un po’ di giusto orgoglio nazionale (che è cosa tutt’affatto diversa dal nazionalismo) ne guadagneremmo tutti. Viva quindi la celebrazione solenne dei 150 anni del nostro Stato unitario».

Il sindaco Maurizio Marello

Il sindaco Maurizio Marello

2. Il federalismo, di cui tanto si parla, può essere utile al Paese? C’è chi lo brandisce come una clava e chi lo valuta utile strumento. Come lo giudicano i sindaci e che cosa chiedono?

«Di federalismo si parla troppo, al punto che ormai non si sa più bene che cosa voglia significare. Per quanto sia già una interpretazione molto forzata del termine, ho sempre creduto che dietro di esso stesse una volontà di ridurre il peso dello Stato centrale, aumentando le competenze dei livelli intermedi (Regione, Provincia) e di esaltare le autonomie locali, rafforzandole nella loro capacità di dare risposte immediate ai bisogni dei cittadini. In realtà, ne sta venendo fuori una profonda mortificazione del ruolo dei Comuni, cui vengono attribuite responsabilità sempre maggiori, sottraendogli nel contempo le risorse per farvi fronte; il grande progresso starebbe nel farne degli esattori di tasse sempre nuove che il Governo non ha il coraggio politico di imporre. Noi sindaci chiediamo che ai Comuni vengano attribuite risorse certe, che consentano quindi di programmare nel tempo la nostra attività; che non venga caricata su di essi la parte preponderante del risanamento del debito pubblico, esigendo da loro di tirare la cinghia all’inverosimile mentre non ci si osa a chiedere la stessa cosa ai Ministeri; che i Comuni possano spendere con libertà – senza indebitarsi – le risorse proprie di cui dispongono. Mi sembra che senza queste cose parlare di autonomie locali sia una beffa e parlare di federalismo diventi davvero un discorso privo di senso».

m.g.o

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