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Scuola, settembre difficile

Tra le vittime dei tagli voluti dal Governo c’è anche la scuola. La riforma “Gelmini” preoccupa da anni, ma ora la situazione si sta facendo insostenibile.

 

Tagli all'istruzione

 

Ad allarmare in vista di settembre è la circolare ministeriale del 14 marzo, che stabilisce gli organici per il prossimo anno scolastico. La situazione poco felice che si prospetta è stata discussa dalla quarta Commissione consiliare in presenza dell’assessore all’istruzione Mariangela Domini, la quale spiega: «L’ultima circolare genera discrasie fra il tempo pieno “storico” (quello cioè approvato in passato) di 40 ore, per il quale una classe si avvaleva di due insegnanti con 22 ore ciascuno (di cui quattro di compresenza), con il tempo pieno “Gelmini”, che in Italia dovrebbe diventare la norma e che non prevede compresenze».

Ancora Domini: «I tempi sono calcolati sulle ore necessarie alla copertura, senza considerare l’organizzazione interna, innescando un meccanismo di sostituzioni e supplenze e minando la continuità dell’insegnamento. Il tempo pieno fu ideato per venire incontro alle famiglie: a fronte dell’occupazione femminile si rese necessario garantire assistenza ai bambini anche nel pomeriggio. Ma non si tratta di un “parcheggio”, poiché risponde a un’importante esigenza formativa, con un’offerta varia, che rientra nella metodologia della ricerca». Gite, visite a musei, percorsi didattici, laboratori di musica e sport: il tempo pieno ha consentito di dedicarsi a tante attività, per contribuire allo sviluppo delle capacità del bambino. Questo nuovo approccio ad Alba trovò un notevole riscontro, rivelandosi un modello di successo.

Secondo chi contesta la riforma, se il tempo pieno “storico” in teoria non è messo in discussione dalla riforma “Gelmini”, in pratica lo è, perché la legge lo “congela”, ma non mette le scuole nelle condizioni di mantenerlo, colpendone l’organizzazione. Alle scuole si chiede di mantenere lo stesso livello di offerta formativa con meno risorse, dal momento che da settembre, a parità di alunni e di ore di lezione, ci saranno meno insegnanti. E se Alba ha di che lamentarsi, ancora più critica risulta la situazione nei paesi, dove si era optato per un tempo prolungato, con uno o due pomeriggi a casa. Diffusa la preoccupazione sull’assetto organizzativo da adottare, nel rispetto delle esigenze di bambini e genitori, concordi nel chiedere il tempo pieno.

Domini: «I direttori dei Circoli didattici albesi stanno cercando in ogni modo di dare soluzione al problema, ma non è semplice. È a rischio la continuità didattica». Con la fine delle compresenze si innesca un sistema di sostituzioni e di supplenze, che si scontra con l’esigenza del bambino di avere una figura di riferimento. La scuola non è come un ufficio, in cui si possa lasciare in sospeso il lavoro, in mancanza di un dipendente: la presenza degli insegnanti deve essere garantita. In questa scuola, ad Alba ci abbiamo creduto tutti. L’istruzione è da sempre l’orgoglio della comunità, bisogna fare inmodo che continui a esserlo».

Elisa Pira

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