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Il piano riparte da Miro

 

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Il complesso Miroglio in via Santa Barbara.

 

Alba sceglie di essere un po’ più americana. Da noi mancano i grandi spazi delle pianure nordamericane puntinate di casette a due piani con giardino, ma l’ispirazione sembra quella e la rinnovata versione del Piano regolatore (Prg) prevede un’espansione più limitata, con edifici bassi e con spazi meglio organizzati per provare a risolvere uno dei mali dell’Alba attuale: gli ingorghi della viabilità. Gli ambiti speciali, ovvero quelle fette di territorio per cui il Prg prevederà indicazioni urbanistiche molto dettagliate, sono stati i protagonisti della seduta della Commissione urbanistica. Mercoledì 4 maggio – come Gazzetta aveva annunciato il 29 marzo, con un’intervista al sindaco Maurizio Marello – Luigi Benevolo ha illustrato come lo studio a cui è stata affidata la stesura del Prg ha raccolto le indicazioni date dall’Amministrazione per rivedere la prima versione del nuovo piano, quasi completata con la Giunta di Giuseppe Rossetto ma non approvata. Il piano darà ad Alba una spinta all’espansione ma limitata. Le nuove aree su cui sarà possibile costruire saranno circa il 30% in meno rispetto alla bozza 2009 e in totale circa 3 milioni di metri quadrati non diventeranno nuove case, nuovi uffici o nuovi impianti industriali. Dal Prg è sparita – ma lo si sapeva da tempo – tutta la zona delle “case alte” che prevedeva una fila di palazzoni dal Vivaro a Cantina di Roddi, seguendo il corso del Talloria, e si è anche volatilizzata la zona di espansione produttiva tra Piana Biglini e Scaparoni. La scelta, di fatto, consegna il record di edificio più alto in città al complesso dell’ex Calissano, che sfiora i 22 metri. In futuro, il Piano regolatore prevederà edifici di cinque piani al massimo, ma in molte zone residenziali bisognerà fermarsi a due.

 

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Angoli trasformati dal nuovo Prg. Da sinistra via Vivaro, il complesso Egea, piazza Prunotto, la ciminiera di Gallo.

Il materiale e le proposte illustrate sono corpose e la commissione ci rifletterà, ma le ipotesi urbanistiche per le zone oggi occupate dai capannoni Vestebene Miroglio in corso Asti hanno convinto. Negli anni scorsi l’azienda aveva programmato il destino di queste aree e prevede la realizzazione di un nuovo centro direzionale in corso Asti in cui trasferire gli uffici di via Santa Barbara, mentre la parte produttiva è stata spostata a Govone. Per il complesso a un passo dal centro storico il futuro è residenziale con palazzi ordinati lungo le nuove strade interne che verranno realizzate. Gli edifici avranno un’altezza massima di 4 piani per la fascia più vicina a corso Langhe e scenderanno a 3 per quelli lungo il Cherasca. Nella zona è prevista anche la realizzazione di un parco pubblico o, in alternativa, di un complesso sportivo. «Carichi urbanistici più bassi e meglio inseriti nel contesto di una zona della città in cui prevalgono fabbricati di due o tre piani», ha spiegato il Progettista, senza dimenticare che in tutti i ritocchi verso il basso del piano si è tenuto conto anche della sostenibilità economica dell’intervento. Il complesso sarà collegato al tessuto urbano grazie alla “corda molle”, ovvero una nuova strada tra il quartiere Moretta e il centro storico, che si snoda lungo il Cherasca e grazie alla rinnovata e ampliata via Santa Barbara. Più futuristico ancora è il nuovo piano di recupero e sviluppo della zona industriale di via Asti. Tramontata l’idea di adibire la zona Miroglio a centro commerciale, vista la vicinanza ad altri ipermercati, il nuovo Piano regolatore ne approfitta per “restituire” l’area alla città. L’immensa zona verrà suddivisa in vari isolati, collegati tra loro da strade interne. L’idea è di tenere separato il traffico interno da corso Asti, accessibile solo da una rotonda, e collegare il complesso alla grande viabilità – tangenziale e autostrada –, realizzando un nuovo tratto fra l’attuale comparto artigianale e la tangenziale. A ogni isolato verrà affidata una diversa funzione: uffici, servizi, verde, sport, ma la vera “bomba” è la previsione di un vasto centro espositivo e fieristico, che la città chiede da decenni, collegato a un vicino complesso ricettivo congressuale e servito da adeguati parcheggi interrati e di superficie. Affascinante anche l’idea di collegare l’attuale depuratore a quello dell’ex fabbrica con un sottopasso, per non intaccare il flusso di traffico di corso Asti e diluire il passaggio del complesso verso la bretella che porterà all’autostrada oppure in città attraverso il terzo ponte sul Tanaro.

Giulio Segino

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