Basta un soffio

La turbina del "Ventolone"«Durante un viaggio in Tanzania ebbi modo di osservare, in alcune zone, una ventosità notevole e del tutto inutilizzata. Mi chiesi: Perché non studiare la possibilità di sfruttare il vento come fonte di energia su piccola scala, in luogo del costosissimo gasolio».

Mario Milanesio spiega così l’origine di “Ventolone”, il progetto che lui e un gruppo di volontari del territorio hanno promosso, fin dal 2006, per diffondere sistemi eolici a basso costo e impatto ambientale nei Paesi in via di sviluppo.

Poi, dopo lo studio e la realizzazione del primo prototipo, la grande occasione: «A ottobre siamo venuti a conoscenza della situazione di Suleiman Suha, maestro di Jambiani, che desiderava poter estrarre acqua da un pozzo comunitario del villaggio », continua Mario.

«A oggi lui e i suoi concittadini la estraggono, da 18 metri, con semplici secchi». Oggi Walter Vassallo, Andrea Bedogni, Alberto Raffo, Benedetta Aimone, Mirko Marengo, Carlo Rosso, Paolo Baldissera, Francesca Ponzio, Giorgio Degioanni e Massimo Bedino, oltre a Mario, perseguono l’obiettivo di realizzare un generatore microeolico proprio a Jambiani, villaggio di circa 6.000 abitanti sull’isola di Zanzibar, in Tanzania.

La torre del "Ventolone" Giovedì 21 alcuni di loro sono partiti da Savigliano, pronti a settimane di lavoro. Il progetto, sostenuto dalle organizzazioni non lucrative di utilità sociale Solarecollettivo e Piccoli passi, fornirà alla popolazione locale un sistema idrico affidabile, semplice ed economico: il ventolone, così si chiama la turbina, trarrà dal vento l’energia necessaria al funzionamento di una pompa a corda, già presente nel villaggio, che a sua volta alimenterà con l’acqua estratta un serbatoio, in grado di irrigare un appezzamento di terreno a uso ortofrutticolo, di soddisfare le necessità domestiche e abbeverare gli animali. Ma lo scopo è anche quello di accrescere le conoscenze tecniche e l’occupazione della popolazione locale. Un obiettivo che il coinvolgimento degli studenti delle scuole di Jambiani renderà possibile.

«Non si deve trattare semplicemente dell’installazione di una tecnologia da parte di ricchi occidentali per i poveri africani. Il progetto mira piuttosto alla condivisione di un sapere tecnico, ma solo se sarà loro desiderio: abbiamo ben presente che, in ogni caso, siamo loro ospiti!», conclude Milanesio, invitando a seguire l’avventura del gruppo sul blog: www.inventiamoci1sviluppo. wordpress.com.

Chiara Cavalleris

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