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Lo strano caso del presidente Sebastiano Cavalli

Uno dei protagonisti è stato lui, il presidente di centro-destra: Sebastiano Cavalli. Eletto nelle file del Pdl, è stato poi chiamato a presiedere i lavori del Consiglio comunale. L’opposizione di centro-destra ha scelto di disertare l’aula e di non partecipare alla votazione del progetto preliminare di Piano regolatore.

Sebastiano CavalloCavalli, invece, in Consiglio c’era: «Non nascondo l’emozione di presiedere un Consiglio che è chiamato ad approvare il Piano regolatore, cioè un documento che detterà le linee-guida di sviluppo della città per i prossimi 30 anni», ha detto dal suo scranno di presidente, agitando la delibera del 1957 con la quale fu approvato il Piano vigente.

«Noto con rammarico e amarezza che non sono presenti i consiglieri di opposizione. Non condivido questa scelta, in quanto una delibera così importante avrebbe dovuto prevedere la partecipazione di tutti». Al termine del dibattito, poi, smessi i panni del presidente e indossati quelli del consigliere di opposizione, Cavalli ha affondato: «Il Piano regolatore era pronto nel 2009: è stato confermato anche oggi. Io ero fra i pochi, insieme alla consigliera Mariella Bottallo, a spingere per l’approvazione rapida del documento, perché quello era il nostro Piano, il Piano dell’Amministrazione di Giuseppe Rossetto. Le cose andarono diversamente. E non fu, come ho sentito dire, una questione di fair-play per non legare le mani alla Giunta che sarebbe uscita di lì a poco dalle urne. La verità – che ho letto sull’“Osservatore” di Gazzetta d’Alba qualche settimana fa – è che una parte del centro-destra si mise di traverso e non volle far approvare il documento. E ora le conseguenze le paga la città, che ha perso tempo».

E in effetti pare che proprio l’allora candidato sindaco Carlo Castellengo – e forse anche Alberto Cirio – avessero osteggiato l’approvazione del piano a fine legislatura. «Fu davvero questione di fair-play», ha invece detto Castellengo. Il quadro trova poi conferma nel siparietto fra Marello e l’ex sindaco Giuseppe Rossetto al termine del Consiglio. «Non l’ho approvato perché non me l’hanno fatto approvare», avrebbe detto Rossetto durante una pausa del Consiglio comunale di venerdì scorso, al quale era presente. Una presa di distanza così forte dall’atteggiamento del gruppo di centro-destra non si spiegherebbe se non si conoscesse l’antefatto.

Giovedì 14, il giorno precedente il Consiglio, l’opposizione albese ha convocato una conferenza stampa per annunciare che non avrebbe partecipato alla seduta. Cavalli non c’era. «Ha sostenuto di non essere stato convocato», ha detto Carlo Castellengo, capogruppo Pdl. «Noi l’abbiamo avvertito con un sms». Ma le frizioni sul Piano regolatore erano iniziate qualche settimana prima. «Il 15 giugno», ha detto Castellengo, «il presidente della prima Commissione consiliare Mario Canova gli scrisse una lettera, perché non aveva avuto accesso ai documenti. Nessuna risposta. Più di recente io stesso gli ho scritto una e-mail, chiedendogli se avesse davvero intenzione di convocare il Consiglio comunale il 15 luglio come era stato scritto sui giornali. Nessuna risposta. In compenso il giorno dopo mi è arrivata la convocazione».

Per ora, tuttavia, non pare all’ordine del giorno alcuna uscita dal gruppo Pdl. Castellengo: «Per carità. Rispetto la sua posizione ma non la condivido. Del resto già in passato Cavalli ha tenuto comportamenti diversi da quelli del gruppo, sostenendo di avere un ruolo istituzionale. A mio avviso Cavalli è presidente del Consiglio, ma è anche consigliere con potere di voto, e quindi nulla gli impedisce di allinearsi».

Dai banchi della maggioranza è piovuto il plauso al presidente Cavalli per l’equilibrio istituzionale dimostrato in questa circostanza. Ma Cavalli, svestiti i panni di presidente dell’assemblea e accomodatosi in quelli del centro-destra, ha ricordato di essere un consigliere di opposizione, prima di fare il suo intervento critico nei confronti del Piano regolatore e annunciare il proprio voto di astensione. L’unica voce fuori dal coro in un’assise monocolore in cui, davvero, questa volta è mancato il confronto.

a.c.

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