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Tardivo: «Lacrime sui bilanci familiari»

Professor Tardivo*, perché il suo intervento al convegno di Confcooperative titolava “La luce in fondo al tunnel”?
«Per sottolineare il momento di difficoltà dell’economia nazionale e cuneese, ma anche la capacità della provincia di ripresa e di sviluppo».

Quali sono le specificità di Cuneo, che fanno sperare nella ripresa?
«La provincia di Cuneo va considerata come un sistema, un insieme di relazioni e interazioni fra le componenti interne e l’esterno, fra reti locali e reti globali. Il sistema dev’essere vitale ossia capace di crescere, di svilupparsi, di adattarsi sempre più ai frequenticambiamenti dell’economia globale. In questo contesto l’economia della Granda svolge un ruolo di rilievo, caratterizzato da forte dinamismo e imprenditorialità. Ferrero, Agrimontana, Miroglio, Merlo, Michelin sono alcuni dei tanti nomi che provano la straordinaria visibilità dell’area. Sono esempi di quelle che sono state definite “imprese di cristallo”, preziose maanche fragili, nel senso che necessitano delle attenzioni e del sostegno degli enti territoriali e delle istituzioni».

Si può ancora parlare, in questo momento di crisi, di un “modello cuneese”?
«Sì, per sottolinearne le peculiarità rispetto al modello italiano e piemontese. Questo modello poggia su alcune virtù delle sue imprese, che devono essere sviluppate e perseguite per potenziarne il ruolo di protagonista sul mercato globale.Ne cito alcune: passione per il prodotto, eccezionale dinamismo, offerta di servizi pubblici ancora soddisfacente, facilità di accesso al credito, livelli occupazionali significativi, intraprendenza commerciale, creatività, forte motivazione all’innovazione, capacità di aggredire mercati di nicchia, orientamento all’export».

In questo contesto, qual è la situazione delle società cooperative?
«Il biennio 2010-2011 ha visto il movimento cooperativo affrontare una situazione di mercato complessa e connotata da sfumature differenti a seconda del settore. Le cooperative stanno facendo fronte a unoscenario caratterizzato da un calo degli ordini e dei consumi, dalla carenza di liquidità, da cronici ritardi nei pagamenti della pubblica Amministrazione e dalle peggiorate condizioni di accesso al credito. Gli enti di settore, in primo luogo Confcooperative, stanno mettendo in campo azioni finalizzate a un rilancio di questo fondamentale comparto economico attraverso lo sviluppo dell’intersettorialità e l’introduzione di nuovi processi gestionali che rafforzino le strutture aziendali. E la ventilata riduzione, prevista dalla “finanziaria” delle agevolazioni fiscali non aiuta certo in questo senso».

Quali ripercussioni avrà la manovra nella Granda?
«Le posso rispondere con un aforisma: lacrime sui bilanci familiari (e delle imprese) in conseguenza di: tagli agli enti territoriali e ai settori produttivi, salari del pubblico impiego congelati, previsioni stabilizzate anche per la fascia mediobassa, mercato del lavoro fermo, riduzione agevolazioni fiscali. Ciò comporta minor capacità di acquisto da parte di tutti, contrazione della produzione, uscita dal mercato delle imprese nazionali, tensioni sociali, futuro più incerto per i giovani».

Siamo al punto peggiore della recessione?
«La crisi economica è stata finora di carattere prevalentemente industriale. Le famiglie non hanno, in genere, subìto ancora completamente le conseguenze della crisi, avendo finora beneficiato di tre fattori: calo dell’inflazione (ora in ripresa), utilizzo di risparmi, rinuncia a (o dilazione di) investimenti. Il veniremenodi questi fattori, oltre alla prevedibile crescita della disoccupazione, porranno nei prossimi mesi un freno alla ripresa dei consumi con ripercussioni su tutta la filiera produttiva».

Nonostante questi dati allarmanti, lei ritieneche l’economia cuneese potrà uscire dal tunnel?
«Il sistema cuneese è un sistema complesso, in fase di sviluppo. Se si sapranno sviluppare i punti di forza, valorizzare le eccellenze, provvedere alle criticità potrà crescere ancora, ma questo sarà possibile solo attraverso una progettazione condivisa, che valorizzi le specificità locali territoriali e produttive ».

*Giuseppe Tardivo, professore ordinario di economia e direzione delle imprese presso l’Università di Torino e coordinatore della Facoltà di economia di Cuneo

m.g.o.

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