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San Teobaldo a Minneapolis

Il busto reliquiario d’argento di San Teobaldo Roggeri, patrono di Alba con San Lorenzo e altri venerabili, è a Minneapolis. La quattrocentesca e «perduta opera di oreficeria » – per usare le parole di Walter Accigliaro nel libro dedicato ai Sacri argenti della Cattedrale – fa parte della collezione del locale Institute of arts.

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Fino a maggio è stata esposta nella mostra Face to face, accanto ad altri otto «extraordinary individuals», dalla maschera olmeca alla neoclassica «velated lady» di Raffaello Monti. Nella scheda sul sito Internet del Mia – molto americana – il volto del santo tutelare di ciabattini, facchini e mendicanti, spicca in un’intervista immaginaria che lascia pochi dubbi: «I am St. Theobald of Alba, canonized after my death (in realtà nel 1841, ndr) for my great humility». Il resto dell’«autobiografia » è un po’ approssimativo. Il riferimento a un «lussuoso stile di vita» precedente alla vita al servizio dei poveri come «cobbler » (calzolaio) potrebbe essere una confusione con San Teobaldo di Provins, il quale a sua volta ha un ruolo nella presente notizia, com’è spiegato altrove in questa pagina. Dettagli, come l’indicazione del luogo di origine: «Europe, Italy, Savoy (sic)».

L’argentea testa – completa della base in rame e di una ottocentesca custodia in cuoio verde – secondo lo stesso sito è un «gift», dono di Bruce B. Dayton. Ma rimane da ricostruire a ritroso il suo percorso tra il Minnesota e il Duomo di Alba. Fino agli anni Sessanta, il busto di San Teobaldo veniva esposto nella cappella del Santissimo Sacramento o in quella della Sacra Famiglia. «Lo chiedevano i familiari di persone in fin di vita: desideravano dal cielo la concessione di una “buona morte” al loro congiunto », dice Mario Marengo, memoria storica della Parrocchia. san-teobaldo

La tradizione, interrotta dalla scomparsa del «sacro capo», era fondata su una devozione iniziata alla morte del Santo, nel 1150 – «i popoli concorsero al suo sepolcro con molte offerte» scriverà Giuseppe Vernazza – e rinvigorita dal Beato Alerino Rembaudi (1375-1456). Il Vescovo ritrovò le ossa di Teobaldo nella notte fra il 31 gennaio e il 1° febbraio 1429nello spazio tra la Cattedrale e la chiesa di San Silvestro, dove oggi c’è piazza Rossetti. Al nobile albese si deve la committenza per il reliquiario destinato a contenere i resti del cranio. Dal Quattrocento la festa del Santo fu celebrata con regolarità e la teca esposta in occasione di solennità o catastrofi; dal 1711, ogni 25 anni, giungeva una processione da Vicoforte, luogo di nascita del Santo ciabattino.

Nel ’52 la biografia scritta dal barone Vernazza fu ristampata da Sansoldi con l’approvazione del vescovo Carlo Stoppa. E fu a San Teobaldo che Vittorio Riolfo indirizzò, tra il ’47 e il ’53, le magnifiche lettere del «cittadino Masferrer» pubblicate sul Corriere albese.

L’ultima traccia del culto, oggi, è il suono delle campane di San Lorenzo, nella ricorrenza della scoperta del sepolcro. Nel catalogo della mostra in fondazione Ferrero del 2001 dedicata a Macrino d’Alba Bruno Ciliento scrivendo del vescovo Alerino citò il reliquario di Teobaldo, «incredibilmente rubato non molti anni fa». Gazzetta tornò sulla scomparsa tre anni dopo, mentre nella Cattedrale erano in corso i lavori di restauro che interessarono proprio la cappella dedicata al Santo. Da allora, nessun’altra notizia del busto d’argento «d’un tanto Protettore della città di Alba, che sotto sì possente custodia vivrà sempre felice».

Paolo Rastelli

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