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Vita da 300 euro al mese

Il suo nome è C. È solo un’iniziale, come un puntino in un mare sotterraneo che nessuno vede se non ne è direttamente a contatto. L’anonimato è lo schermo che permette, a questo operaio metalmeccanico, di raccontare la sua realtà, di persona investita dalla mareggiata della crisi. Vive tra di noi, lavora nell’albese.

Quanti anni ha? «Ho 48 anni».  operaio

Il suo titolo di studio? «Diploma di tecnico industriale per la meccanica».

Da quanto tempo è impiegato presso la sua attuale ditta?«Dal novembre 2007».

Quando ha iniziato ad avere problemi? «I miei problemi come quelli di molti, sono iniziati nel marzo 2009, a ridosso della crisi mondiale».

Attualmente in che posizione si trova? «Ho un contratto di solidarietà, lavoro 32 ore al mese e non arrivo neanche a percepire 300 euro al mese. Un anno fa ero in cassa integrazione straordinaria, quindi a casa e basta».

Lei abita in una casa di proprietà o paga l’affitto? «Abito in affitto, anzi abitavo in una casa. In seguito al contratto di solidarietà non mi bastava il denaro per l’affitto. Avevo esaurito i risparmi l’anno precedente in quanto il salario era diminuito e le spese continuavano la loro corsa normale. Quindi ho dovuto accontentarmi di affittare un garage doppio per trasportare i miei mobili e per avere un posto dove dormire. Mi appoggio dai miei familiari per l’igiene personale, per la pulizia degli indumenti e per i pasti».

Quindi lei non è sposato o non ha dei figli a carico? «No. In questo caso devo dire per fortuna. Non oso pensare cosa sarebbe accaduto se avessi moglie e figli, sia dal punto di vista economico sia da quello dell’emarginazione sociale. Le persone spesso hanno pregiudizi e questi pregiudizi sono legati al fatto che non conoscono le realtà».

Non ha provato a rivolgersi ad altre aziende? «Sì, ma per la maggior parte dei casi non mi hanno risposto. Ho fatto due o tre colloqui, tutti negativi in quanto risulto troppo vecchio per il mondo del lavoro».

Fa altri lavori, anche in nero, per arrivare a fine mese? «Mi sono rivolto al settore degli artigiani ma non c’è nessuno che si prende l’impegno di farti lavorare in nero. Si potrebbero trovare lavori di giardinaggio, o manutenzioni varie tra i privati, ma anche qui la crisi si fa sentire».

Come si fa a vivere con trecento euro al mese? «Il denaro non mi basta assolutamente. Pensi che sono ricorso a chiedere elemosina nelle piazze come parcheggiatore abusivo per far fronte alle spese giornaliere». Le istituzioni le hanno dato una mano? «L’impegno degli rsu l’ho visto giorno per giorno. Non mi hanno abbandonato sia dal punto di vista lavorativo che morale, mantenendo un impegno che a loro non è retribuito, come il volontariato. Io li definisco persone, non personaggi. La differenza? È che il personaggio lavora per mettersi in mostra, la persona invece no».

Non si riferirà mica alla politica? «La politica o meglio i politici non si occupano di queste cose. Credo che a cominciare dai Comuni si debbano rendere conto di quante persone vivono come me per mancanza di lavoro e di denaro. Non dico donare il denaro, ma rendersi conto che oltre alle infrastrutture esistiamo anche noi».

In conclusione come vede la situazione a breve termine? «Come una pallina su di un piano inclinato che non solo è costantemente in discesa ma sta anche accelerando. La cosa peggiore è che non sappiamo quando finirà e se un giorno cambierà qualcosa non sapremo come saremo ridotti, e se avremo le energie necessarie per ricominciare».

Cristian Borello

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