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FELICITÀ vuol dire star bene

istat-benessereIl Prodotto interno lordo è scaduto, rassegna le dimissioni, retrocede. Perché i parametri su cui è calcolato (variabili medie di profitto, di reddito, di produzione, di spesa delle famiglie) sono di tipo quantitativo. Così il Pil, fin qui indicatore attendibile della “felicità”, si rivela fuorviante e depistante. Nona caso il più grande istituto di statistica del Paese, l’Istat, ha pubblicato nei primi giorni di novembre un sondaggio “rivoluzionario”. Scopo: misurare il benessere non attraverso la macroeconomia ma per mezzo di 12 categorie “qualitative”. Sono stati intervistati 45 mila italiani, a ciascuno dei quali è stato chiesto di attribuire un punteggio da 0 a 10 a ogni richiesta.

Come riscontrato da Gazzetta sul fronte albese, emerge come la salute sia considerata l’istanza più importante per il grado di benessere individuale. Il 79,9 per cento delle persone sopra i 14 anni le attribuisce punteggio 10. Medaglia d’argento alla “possibilità di assicurare un futuro ai figli”, con voto medio pari a 9,63. Al terzo posto si colloca l’avere “un lavoro dignitoso” e un reddito adeguato. Seguono il contatto interpersonale, ossia il sussistere di buone relazioni con parenti e amici (punteggiomedio 9,1) e l’essere felici inamore (punteggio medio 9). Poi la sicurezza personale e sociale, mentre la partecipazione politica appare meno rilevante, con punteggi medi inferiori a 8. La percezione d’influire sulle scelte dei poteri locali e nazionali è contenuta (la percentuale di chi ha attribuito punteggio 10 a queste ultime categorie si attesta tra il 18 e il 30 per cento), cosa che implica un atteggiamento psicologico di disillusione verso il sistema di democrazia rappresentativa. In Piemonte i valori medi si discostano rispetto al nazionale in corrispondenza della “partecipazione politica” (6,7 la media regionale contro 7,1) e della “possibilità di influire sulle decisioni dei poteri locali e nazionali”.

L’Istat ha effettuato anche un sondaggio sulla “soddisfazione dei cittadini” sulla propria vita. Consolano i risultati: alla domanda “attualmente, quanto si ritiene soddisfatto della sua vita nel complesso?”, la maggior parte della popolazione di più di 14 anni fornisce una risposta di valore compreso tra 7 e 8 (51,8 per cento), mentre il 7,6 per cento indica la soddisfazione massima. Il voto medio è 7,1, dunque positivo. Più allarmanti i dati sulle famiglie: il 43,1 per cento dichiara che la condizione economica è peggiorata rispetto all’anno precedente.

Una specie di stoica resistenza sembra connotare gli italiani: nonostante le intemperie finanziarie, c’è soddisfazione per la vita, proprio in un momento critico per il Paese.

Matteo Viberti

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