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«Tassa di soggiorno? A noi»

alberto_cirio«In Piemonte, con 12 milioni di turisti a tre euro di media, potremmo avere a disposizione 36 milioni e ad Alba, a fronte di circa 500 mila presenze, un milione e mezzo. Una vera miniera di risorse, da giocare, se saremo sicuri che i fondi vadano tutti sul turismo »: in un’intervista a Gazzetta, a marzo, l’assessore regionale al turismo Alberto Cirio (foto) avanzava l’ipotesi di una tassa di soggiorno, in grado di sopperire alla riduzione delle risorse disponibili. Si parlava di un aumento, da uno a cinque euro, che attraverso gli albergatori sarebbe stato riversato nelle casse degli enti per la promozione turistica. La Regione ha varato l’imposta per le montagne olimpiche del torinese e le due aziende turistiche locali della Granda, quella del cuneese e Alba, Bra, Langhe e Roero.

 

maurizio_marelloNon si è fatta attendere la reazione del sindaco di Alba, Maurizio Marello (foto), e dell’assessore al turismo Paola Farinetti, che hanno sottolineato come l’eventuale imposizione della tassa spetti ai Comuni, chiedendo alla Regione di non travalicare le proprie competenze: «Occorre ricordare che i soggetti titolati a istituire l’imposta di soggiorno e a incamerarne i proventi sono i Comuni, e unicamente loro. Nel merito della decisione annunciata dall’Assessore regionale preferiamo non entrare prima che ci sia stata illustrata e che possa essere da noi vagliata in ogni aspetto». Consapevoli della finalità della tassa, ma intenzionati a ribadire la propria autonomia in merito, il Sindaco e l’Assessore aggiungono: «Vorremmo che, come è nella natura stessa dell’imposta municipale, fossero i Comuni a deciderne la destinazione, evidentemente cercando ogni opportuna intesa con l’Ente turismo e con gli operatori del settore».

Immediato il monito di Cirio: «Se il Sindaco di Alba pensa di fare cassa sulle imprese turistiche per coprire le spese correnti del Comune si sbaglia di grosso e dimostra di non aver capito il senso dello strumento che il Governo gli ha messo a disposizione ». Ma né il primo cittadino albese né quello braidese, Bruna Sibille, sembrano voler destinare gli eventuali proventi a interventi che non riguardino il turismo. Come rileva Sibille, «sarebbe opportuno prendere decisioni nelle sedi istituzionali, e affrontare il tema insieme ai rappresentanti di categoria».

Ma ancora una volta, la risposta di Cirio è netta: «Il nostro Assessorato ha promosso degli incontri con l’Anci, l’Unpi, l’Uncem e le Province e, soprattutto, ha incaricato il Dipartimento di scienze giuridiche della Facoltà di economia dell’Università di Torino di studiare gli aspetti giuridici di un’eventuale attuazione della tassa. L’obiettivo è stato e rimane fornire ai Comuni informazioni più certe sulle modalità di applicazione e riscossione, per evitare i grandi problemi che in città come Roma e Firenze sono stati creati a tutto il sistematuristico, proprio in assenza di un coordinamento generale ».

La Regione si pone quindi come garante della tassa, limitandosi a indicarne le modalità di applicazione e gestione. «Voglio solo assicurarmi che, qualora i Comuni scelgano di procedere con la tassa di soggiorno, lo facciano per aree turisticamente omogenee e soprattutto con la garanzia che gli introiti vengano reinvestiti sul settore per intero », evidenzia Cirio, che smentisce la propria intenzione di destinare una parte dei proventi alle casse della Regione.

Chiara Cavalleris

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