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La crisi colpisce di più le donne

Abbiamo incontrato la sociologa Chiara Saraceno – fino al 2008 docente di sociologia della famiglia presso la Facoltà di scienze politiche all’Università di Torino e ora professore di ricerca presso il Wissenschaftszentrum für sozialforschung di Berlino – in occasione dell’incontro organizzato la scorsa settimanapresso la nuova sede diBanca d’Alba dal comitato albese Se non ora quando? con la cooperativa La Torre. Le abbiamo posto alcune domande.

Il titolo della serata, “L’impatto della crisi sulle donne”, dice che le donne sono più colpite degli uomini. Come e perché, Saraceno?

«Inizialmente la crisi ha colpito di più gli uomini rispetto alle donne, perché ha inciso sulla grande industria pesante. Ora è arrivata anche e soprattutto alle donne, che insieme ai giovani di ambo i sessi sono concentrati nei lavori a termine, quelli andati persi. Ad esempio, Fiat non ha rinnovato proprio quei contratti. Inoltre, con la crisi sono diminuiti i finanziamenti agli enti locali ed è sparito il fondo sociale: questi aspetti incidono sulle donne, perché in una situazione di carenza di risorse è molto difficile che sia l’uomo a rimanere a casa; è più facile sia la donna a chiedersi se val la pena restare in un lavoro insicuro, magari pagando una retta salata per l’asilo dei figli. La metà dei cittadini italiani – le donne – continua a essere considerata come una “categoria”, che si ascolta dopo, come è successo anche nella formazione del Governo di Mario Monti».

Nel nuovo Governo sono tre i ministri donna: lo giudica un dato positivo?

«Sono sempre e solo tre su 18: bisogna pensarci prima di cantare vittoria, perché le donne sono metà dell’umanità e questi ministri sono stati scelti fra esperti, categoria fra cui non mancano le donne. Inoltre, dobbiamo tenere presente che per ottenere questi tre posti sono state necessarie forti pressioni: quando hanno iniziato a circolare i nomi degli ipotetici ministri, nemmeno uno era al femminile. Sono così partite le pressioni della società civile, riprese dalla stampa, e interventi come quello di Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, la quale ha chiaramente reclamatola presenza femminile. Rendiamo merito a Monti di averne preso atto. Venute meno le pressioni, però, tutto è tornato come prima: le nomine dei sottosegretari vedono tre donne su 25».

Questi uomini e donne sono competenti.

«Se penso al Governo precedente, il problema era capire chi fosse meno competente. Non potrei dire che le donne, che fra l’altro non arrivavano tutte dalla stessa via, fossero meno competenti rispetto ai maschi. Non capisco perché dia più scandalo una donna con un’amicizia particolare con il Premier, rispetto a un ministro della giustizia che dichiara: “Sono qui per fare quello che dice Silvio Berlusconi”. Chi è peggio: Scilipoti che vende i voti o una ministra che forse ha fatto qualche favore? Da italiana che vive all’estero, non ero orgogliosa di chi governava fino a ieri, non mi sentivo r a p p r e – sentata. O g g i mi sento più rappresentata, ma non dall e t r e donne, bensì da un gruppo di ministri scelti fra persone competenti ».

a.r.

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