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La’ndrangheta non passerà

Con l’apertura del nuovo anno giudiziario è tempo anche per il Tribunale di Alba di tirare le somme del 2011. Un anno che, dati alla mano (anche se parziali, in quanto relativi ai primi 11 mesi), può ben dirsi positivo. A confermarlo è anche il procuratore capo di Alba Domenico Manzione, il quale pone l’accento sul minor numero di notizie di reato fatto registrare – 11 mila circa, di cui 5.500 contro ignoti –, ma soprattutto sul sensibile calo riscontrato per le tipologie di reato più gravi.

A mostrare una riduzione rispetto al 2010 sono innanzitutto le rapine, passate da 29 a 21, e i casi di ricettazione, tornati a 56 come nel 2009 dopo l’exploit del 2010, che aveva fatto registrare ben 88 casi. Segno meno anche per quanto riguarda i delitti connessi all’uso degli stupefacenti, 58 contro gli 80 dell’anno precedente, e i reati fallimentari, più che dimezzati (7 contro 16). Analogo esito si riscontra per i reati contro la persona (19 contro i 37 del 2010) e in particolare i delitti a sfondo sessuale (scesi da 27 a 16).

Menzione a parte meritano gli omicidi: il nostro territorio ha sempre vantato un numero assai ridotto di delitti, non imputabili a forme di criminalità organizzata. Anche sotto questo aspetto, comunque, le notizie sono positive; a fronte dei due casi riscontrati nel 2010, lo scorso anno non ha fatto registrare nuovi episodi.

In controtendenza invece sono le truffe, aumentate da 242 casi a 258, ma soprattutto i furti, che continuano a crescere: erano 193 nel 2009, 208 l’anno successivo e 262 nel 2011. Un indice fortemente negativo, soprattutto se rapportato all’elevato tasso di impunità che accompagna questo reato. Freccia in alto anche per i reati fiscali: 87 contro i 71 del 2010. Su questo versante l’impennata più marcata la mostrano gli episodi di evasione di contributi, schizzati dal singolo caso di due anni or sono ai ben 107 del 2011. Sottolinea il procuratore Manzione: «Questo dato dipende da un’accresciuta attenzione al fenomeno dell’evasione e da una serie di modifiche legislative che rendono più facilmente ipotizzabili i reati di questo tipo».

Stabili infine sono gli infortuni sul lavoro (247 contro 244), i casi di usura (scesi da 6 a 5) e i reati connessi alla criminalità organizzata, che comprendono la spendita di banconote false (9 contro 16), gli incendi (4 contro 5) e le estorsioni (salite dai 16 casi del 2010 ai 18 dello scorso anno). Su questo fronte, comunque, garantisce il Procuratore capo, l’attenzione degli inquirenti e delle Forze dell’ordine si mantiene elevata, visto che la ricchezza del territorio può risultare appetibile alla criminalità organizzata, come dimostrano i recenti tentativi di infiltrazione da parte della ’ndrangheta calabrese.

Roberto Buffa

Foto di MARCATO

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