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La donna che ridipinge le colline

Nonostante la pacatezza della voce, la sensazione è di avere di fronte un “rimedio”. Cioè una donna capace di rimediare, di incidere su scorze ruvide, di riordinare il mondo quando si ingarbuglia. Il suo progetto consiste in una semplice operazione: recuperare la bellezza dove il cemento ha preso il sopravvento. Incontriamo Ivana Boglietti, responsabile di uno studio di architettura, nella sua casa sulle colline. Sul tavolo, i b o o k d i un’idea dal titolo eloquente: Valorizzazione del paesaggio di Langa.

In qualche modo, lo scopo è quello di “ridipingere” le nostre colline. In cosa consiste nello specifico il progetto, architetto?

«Circa un anno f a creammo la bozza di un progetto finalizzato al recupero ambientale. Immaginammo di mitigare l’impatto di capannoni, industrie, palazzoni in cemento che corrono lungo le strade percorse dai turisti tramite interventi sui colori, sulle prospettive visive, sulle strutture. Il progetto “pilota” riguarda La Morra, Castiglione Falletto, Barolo e Gallo Grinzane (Gazzetta ne ha trattato nei mesi scorsi). Semplice la teoria: valorizzare il territorio, migliorarlo esteticamente e paesaggisticamente, attenuare la preponderanza del cemento per favorire il verde e l’elementonaturale. Danon dimenticare, per inquadrare la logica dell’iniziativa, la candidatura a patrimonio Unesco dei nostri paesaggi vitivinicoli».

Come prosegue la storia?

«Presentammo il progetto alla Regione, che si dimostrò entusiasta. In supporto chiamammo il famoso paesaggista Andreas Kipar e il canovaccio dell’idea cominciò a delinearsi. La fase preliminare è in corso presso quattroComuni, ma la Regione sembra intenzionata a esportare l’idea in altre province piemontesi. L’obiettivo non è solo il “mascheramento” delle strutture, ma un cambiamento di prospettiva: sulle pareti di un ipotetico fabbricato di forte impatto estetico cercheremo, ad esempio, di mettere del verde in modo da far “scomparire” (mimetizzare) la struttura sia agli occhi di un osservatore “dal basso” (per esempio,un turista che viaggia sulla strada adiacente al fabbricato) sia di un osservatore “dall’alto” (che guarda il fabbricato dalla cima di una collina circostante). Inoltre, gli interventi coinvolgeranno la segnaletica e gli aspetti cromatici del paesaggio».

Insomma,il panorama, seguendo questa filosofia, potrebbe rinascere.

«Nel progetto sono previste anche modifiche, per così dire, strutturali. In altre parole, inseriremo nei Piani regolatori dei municipi specifiche limitazioni volte alla tutela del paesaggio, perché le future edificazioni rispettino criteri rigorosi e sostenibili. Tra le altre cose, abbiamo incontrato il sindaco di Alba Maurizio Marello, che si è dimostrato molto favorevole all’iniziativa. Quindi, il progetto potrebbe davvero diffondersi a macchia d’olio».

Ma quali sono i costi?

«Impossibile, per ora, conoscere la cifra precisa. Si può dire che, mentre la Regione appare interessata a finanziare le parti del progetto che riguardano gli spazi pubblici, molti cittadini e imprenditori si sono dimostrati disponibili a contribuire alla riqualificazione delle parti di competenza privata. Si tratta di un indicatore: la gente intuisce il valore cruciale del territorio, dalla cui attrattività dipendono i flussi turistici e quindi il benessere sociale ed economico».

Secondo lei, dunque, un “ritorno alla terra” potrebbe inoculare nel tessuto sociale anticorpi utili a far fronte alla crisi?

«Certo. Il turista arriva per godere di paesaggi illibati. Purtroppo, le nostre colline sono disseminate di tante “brutture” che sovente svalorizzano i tesori ambientali. Credo che la terra debba conservare e alimentare la sua “verginità”. Il resto verrà da sé. Le faccio un esempio: un mio parente, qualche anno fa, doveva ricevere clienti svizzeri. Si dimenticò dell’appuntamento. La nonna, immensamente preoccupata, disse agli svizzeri di salire in casa e offrì tagliatelle nell’attesa di riuscire a contattare il nipote. I clienti ne furono entusiasti. Da quell’anno mandano regali, acquistano prodotti, manifestano gratitudine. Questo è solo uno dei tanti esempi di come l’ospitalità, l’utilizzo di casa propria con rispetto e cura e la capacità di accoglienza possano innescare circoli virtuosi dal valore incalcolabile».

Matteo Viberti

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