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Le “suore del vino bianco” lasciano dopo 105 anni

Dopo 105 anni la Congregazione delle Figlie di San Giuseppe lascia Santo Stefano Belbo. Una notizia che era nell’aria già da tempo e che è stata confermata sul numero natalizio del bollettino parrocchiale.

Scrive il parroco don Francesco Blengio: «La presenza delle suore del vino bianco (così le hanno sempre chiamate i santostefanesi, nda) ha segnato per oltre un secolo la storia del nostro paese, costituendo un’importante risorsa».

I vari cambiamenti in seno alla Congregazione, in primis il calo delle vocazioni, hanno portato alla chiusura dell’Istituto santostefanese, con il conseguente trasferimento di tutte le suore che, per anni, hanno lavorato affinché le celebrazioni eucaristiche fossero perfette, dall’abbellimento con i fiori alla cura delle tovaglie e dei paramenti sacri.

Le suore hanno anche svolto con impegno il lavoro di produzione del vino per la Messa. Tra torchi, botti, filtri e damigiane hanno saputo donare con grande generosità e vero spirito missionario la propria vita al Signore, alternando lavoro e preghiera. Il padre fondatore, il beato Clemente Marchisio, diede alle sue “figlie” un’impronta che ancora oggi ne determina la fisionomia: amare, onorare e servire Gesù presente nel sacramento dell’amore, preparando la materia per la celebrazione dell’Eucaristia e provvedendo al preziosissimo servizio liturgico e pastorale. Dal 1883, a Rivalba Torinese, sede della casa madre, si produceva il vino per la Messa.

Il successore del fondatore, don Giovanni Battista Pagliero, considerate le ristrettezze della casa madre e superando coraggiosamente ogni difficoltà, iniziò l’opera a Santo Stefano Belbo. Egli stesso accompagnò nel 1906 il primogruppo di religiose, le quali, col loro lavoro assiduo e il loro sacrificio nascosto, continuarono a preparare quel vino che durante la Messa si trasforma in sangue di Gesù. «Ringraziamo i sacerdoti che hanno accompagnato il nostro cammino in tutti questi anni», hanno espresso nel loro saluto di commiato le suore, «senza dimenticare coloro che ci sono stati vicini, condividendo l’amicizia e sostenendoci nei momenti di gioia e di difficoltà».

Fabio Gallina

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