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Malattie reumatiche e artriti

Questa settimana la nostra attenzione si concentra sulle malattie reumatiche, purtroppo molto diffuse, soprattutto fra gli anziani, ma verso le quali l’attenzione dei media scarseggia. Ha risposto alle nostre domande il reumatologo Roberto Giorgi, in forza al servizio di medicina interna dell’Asl Cn2.

Dottor Giorgi, che cosa si intende per malattie reumatiche?

«Si tratta di patologie cronico- degenerative, diverse fra loro in termini di manifestazioni cliniche, gravate da disabilità crescente. L’Organizzazione mondiale della sanità indica le malattie reumatiche come prima causa di dolore e disabilità in Europa; da sole rappresentano la metà delle malattie croniche che colpiscono la popolazione al di sopra dei 65 anni. Esse si suddividono in due gruppi principali: quelle legate a processi degenerativi o anomalie del metabolismo osseo (principalmente artrosi, il 18% circa, e osteoporosi, oltre il 7%) e quelle connesse a un processo infiammatorio cronico, determinato da anomalie del sistema immune (artriti infiammatorie e m a – lattie autoimmuni sistemiche o connettiviti, che sono circa il 2%).

Nel primo gruppo sono incluse forme in cui si ha un danno del tessuto cartilagineo che conducono a un processo degenerativo dell’osso sottostante, come nel caso dell’artrosi, nella quale il processo infiammatorio è limitato e localizzato nelle sedi di lesione senza un interessamento sistemico, cioè senza il coinvolgimento di organi interni.

Il secondo gruppo è costituito da forme con origine infiammatoria. In alcune di esse, la genesi risiede in un errore del sistema immunitario che attacca le proprie strutture provocando una reazione infiammatoria cronica. In altre forme di questo gruppo l’infiammazione è innescata da agenti esterni (ad esempio microcristalli), oppure da agenti infettivi. Diversa è anche l’età di comparsa, più avanzata per le forme degenerative, più giovane in quelle autoimmuni».

Queste patologie sono molto diffuse?

«Si stima che solo in Italia ne soffrano oltre 5 milioni di persone e di queste circa 735.000 presentano le forme più disabilitanti. Sono colpite di più le donne, con una preponderanza sino a nove volte maggiore rispetto all’uomo.

Se non controllate farmacologicamente le malattie reumatiche si associano a progressiva disabilità e comparsa di patologie associate, dall’ictus cerebrale all’infarto, oltre alla progressiva perdita di autosufficienza con conseguente qualità di vita compromessa ed elevati costi sociali. Si ritiene che in Italia la spesa farmaceutica relativa allemalattie reumatiche sia di circa 1,5 miliardi di euro e di circa 3 miliardi in perdita di produttività. Il costo sociosanitario globale è significativo sia come costi diretti, sia dal punto di vista dei costi indiretti, legati alla disabilità e all’incapacità lavorativa conseguenti.

Tra perdite di produttività, necessità di assistenza e cure informali, si stima che il totale dei costi indiretti si attesti a circa i due terzi dei costi totali, con solo un terzo dei costi a carico del Servizio sanitario nazionale, mentre il costomedio per paziente è di oltre 8.000 euro all’anno. Il peso sociale è aggravato dalla constatazione che queste patologie possono colpire sia soggetti giovani in età fertile e produttiva da un punto di vista lavorativo, sia soggetti anziani. Oggi esistono gli strumenti per una diagnosi più precoce: nuovi mezzi diagnostici di laboratorio, indagini strumentali più sensibili».

a.r.

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