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Carlo Carrà in fondazione Ferrero

Le opere di Carlo Carrà, artista nato a Quargneto nel 1881, si snodano lungo un percorso tortuoso e suddiviso dai critici in precise fasi, necessarie a descrivere un estro pittorico altrimenti imbizzarrito, emancipato da ogni inquadramento. Una storia da raccontare tramite l’esposizione e la visione più che con le parole: questo lo scopo della fondazione Ferrero, che dal 27 ottobre allestirà la mostra Carlo Carrà: 1881-1966. La presentazione si è tenuta il 27 marzo in occasione della discussione del Quaderno 13, studio promosso dalla fondazione Cassa di risparmio di Cuneo per studiare e quantificare il valore economico degli investimenti culturali. Nel corso della serata, in particolare, è stato approfondito il risvolto finanziario della mostra Morandi. L’essenza del paesaggio, rassegna che nell’autunno- inverno 2010-11 ha attirato migliaia di turisti.

L’antologica di Carrà – con la collaborazione della fondazione Roberto Longhi di Firenze e il sostegno di fondazione Crc e Compagnia di San Paolo – si pone quindi come continuazione del progetto, con l’intento di ripetere un successo culturale senza precedenti nella storia locale. In particolare, ha spiegato il segretario generale della fondazione Ferrero Mario Strola, «Come per le precedenti esposizioni – Dal Duecento a Caravaggio a Morandi: la collezione di Roberto Longhi e Morandi. L’essenza del paesaggio – anche in questa occasione il legame tra il pittore e la città di Alba si concretizza attraverso la figura del grande storico dell’arte albese Roberto Longhi, che diede una lettura fondamentale dell’opera di Carlo Carrà». L’ultima mostra su Carrà risalirebbe, dice il direttore, al 1994. Troppi anni trascorsi senza una panoramica complessiva delle tele suggestive e complesse del maestro piemontese.

Prosegue Strola: «La mostra intende così rileggere l’intero percorso artistico dell’autore e restituirne la grandezza, testimoniandone ogni sua fase: dalle prime prove “divisioniste” fino ai paesaggi, a una selezione di nature morte e agli ultimi anni della sua attività». La mostra accoglierà circa 80 opere, tra cui cinque quadri ascrivibili al periodo futurista, cinque al cosiddetto “antigrazioso” (neologismo coniato dallo stesso autore), sette opere del periodo metafisico, una decina di paesaggi, due opere del filone del “realismo mitico”, sei tele dipinte in stile novecentesco e rappresentanti quelle “figure monumentali” già sperimentate da Picasso. Verranno inoltre ritagliati spazi per raccontare l’esperienza di Carrà come critico d’arte e viaggiatore. La mostra avrà come obiettivo prioritario quello di attrarre un pubblico giovane (nella mostra Morandi. L’essenza del paesaggio l’età prevalente dei visitatori era superiore ai 45 anni), di favorire la partecipazione di famiglie (per i bambini sarà possibile partecipare a laboratori, creare souvenir, disporre di schede che facilitino la “lettura” delle opere), e coinvolgere il pubblico albese (solo l’8 per cento dei cittadini avrebbe visitato la mostra di Morandi, secondo i calcoli del Quaderno 13). Investire nell’arte inmomenti di ansia e destabilizzazione non è cosa facile. Ma è sinonimo di lungimiranza, come ha spiegato il presidente della fondazione Crc, Ezio Falco, che parteciperà al finanziamento dell’iniziativa. Ma i retroscena economici non sono che il contorno della mostra, la scorza dietro cui si celano ordini più profondi: questa sembra la lezione che traspare dai quadri di Carrà. Autore filoanarchico, libero, “decostruzionista”, capace di rendere liquida e flessibile la realtà, di rimontarla a piacimento per creare nuove alternative, nuove sfide, nuovi piani di fuga da un mondo dall’apparenza troppo stretta.

 

Matteo Viberti

foto archivio Luca Carrà, Milano

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