Chionetti, giovani non basta

L’INTERVISTA. Nicola Chionetti ha 26 anni ed è il primo cittadino di Dogliani dal 2009. Sindaco tra i più giovani d’Italia, ha organizzato da referente piemontese il convegno dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani a Venaria, il 13 aprile.

La giovane anagrafica che la contraddistingue può essere un punto di forza e di debolezza in un contesto politico da molti definito di “gerontocrazia” ovvero di potere in mano agli anziani. Come vede la questione? «Penso che l’età non rappresenti un pregio particolare, è semplicemente una caratteristica che ti ritrovi addosso, tutto qui. Sono le idee che contano: fare buona politica, utilizzare molto tempo per “formarsi”, per esplorare le aree che ancora non si conoscono. Sono infinite le lacune, le nozioni manchevoli e i settori tecnici da padroneggiare, sia per amministratori giovani che anziani. La politica è un continuo apprendimento. Per il resto, non mi sento il Richelieu della situazione. Credo che non tutto quello che è stato fatto finora in campo governativo sia da buttare, ma molte ricette devono essere cambiate. Con umiltà e determinazione, quando occorre».

Che cosa cambierebbe, ad esempio, per primo? «Tutti quei campanilismi che portano realtà anche vicine a scontrarsi, a non collaborare. Ritengo che l’associazionismo e la capacità di fare rete siano una risorsa cruciale per affrontare un periodo difficile come l’attuale. A questo proposito confido nei giovani, come forza emergente e potenzialmente capace di ribaltare la tendenza individualistica dominante».

A proposito di giovani, le percentuali sulla disoccupazione raccontano la storia di un sistema dalle inaccettabili falle strutturali. «Vero. La crisi è innegabile, esiste sotto tutti i profili. Eppure, credo che la recessione rappresenti anche un’opportunità. Un’occasione di vedere le cose in modo diverso, un corridoio attraverso il quale i “nuovi” possono afferrare le redini della cosa pubblica. Non si tratta di rovesciare un sistema, ma di ritagliarsi maggiore protagonismo. Il futuro? Oggi in molti – dopo i grandi stravolgimenti ai vertici della politica – parlano di “terza Repubblica”: terminologie giornalistiche a parte, sono curioso di vedere come andrà a finire».

Che cosa pensa invece dei mercati finanziari, della speculazione e del signoraggio bancario, tutti “fantasmi” dal cui operato dipendono le sorti degli Stati, quindi degli enti locali e infine dei cittadini? «Non sono un addetto ai lavori, ma per quello che ne posso capire la soluzione si chiama Europa. Il perseguimento di una politica monetaria integrata e determinata potrebbe coincidere con una solida ancora di salvataggio».

 

Matteo Viberti

foto Marcato

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